Stellantis, l’alleanza con CATL non sembra troppo equa

La partnership Stellantis-CATL ha già suscitato qualche malumore. Il Financial Times ha lanciato l’allarme di un “totale controllo cinese”.

È stato annunciato da tempo, la Spagna sta per diventare ancora più centrale nella strategia industriale di Stellantis, specie in fatto di batterie per auto elettriche. Lo stabilimento di Figueruelas, vicino Saragozza, è già un punto di riferimento nella produzione di modelli come Opel Corsa, Lancia Ypsilon e Peugeot 208, realizzati sia con motore termico che in versione elettrica.

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Il gruppo italo-franco-americano ha scelto il sito spagnolo, destinato a diventare un vero laboratorio di mobilità elettrica per l’intero continente. La novità principale arriva dall’ingresso di Leapmotor, marchio cinese recentemente affiancatosi a Stellantis, che punta a rafforzare la presenza del gruppo nei segmenti più accessibili dell’elettrico.

stellantis catl Figueruelas
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Stellantis sembra voler spostare il baricentro verso la Spagna, considerata un territorio più stabile e logisticamente strategico per l’Europa meridionale. E a rendere la partita ancora più interessante è la collaborazione con CATL, colosso cinese delle batterie che da solo detiene quasi il 40% del mercato mondiale. Ma il leader di livello globale non è troppo tenero con l’alleato occidentale.

La partnership, infatti, ha già suscitato qualche malumore. Il Financial Times ha lanciato l’allarme parlando di un rischio di “blocco tecnologico europeo”. Siamo davanti a un’alleanza di amici-nemici. CATL, secondo la testata britannica, non avrebbe intenzione di condividere il proprio know-how e avrebbe deciso di importare circa 2.000 lavoratori dalla Cina, lasciando agli europei poco più che il compito di osservare. Una mossa che molti temono possa consolidare la dipendenza tecnologica di Stellantis e dell’Europa da Pechino.

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Considerato che i dettagli di alcune delle carte più “nascoste” non possono essere completamente noti al pubblico, c’è da ipotizzare che i cinesi vogliano sicuramente proteggersi e mantenere solida la propria leadership. Una condotta di autotutela che decenni fa, all’inizio dell’aggressione del territorio cinese da parte dei brand occidentali, ingolositi dal lavoro a basso costo con le joint venture sul territorio, non è stata prioritaria. Non è un mistero che decine di aziende cinesi abbiano ottenuto e sviluppato grandissime quantità di informazioni per arricchire (giustamente) il know-how industriale nazionale.

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Il Global Times, voce del governo cinese, ha liquidato queste critiche come “ansia geopolitica” e “ottusità mentale occidentale”. Secondo il giornale asiatico, CATL rappresenta invece un’opportunità di crescita reciproca. La storia, a quanto pare, si ripete, almeno parzialmente, e i ruoli si sono invertiti. Tecnici, ingegneri e manager cinesi vengono in Europa, ma imparando la lezione occidentale imparata negli anni Ottanta.