Polemiche su Stellantis in joint venture con CATL, che faranno la Gigafactory spagnola a Saragozza (Figueruelas) con 2.000 addetti inviati direttamente dalla Cina. Lo dice il Financial Times: la fabbrica di batterie costerà oltre 4 miliardi di euro, godendo di 298 milioni di finanziamenti a valere sul Next Generation Eu. Nel web, si parla di beffa per i lavoratori italiani di Stellantis, che si sono appena sentiti annunciare i mini stop degli stabilimenti di Cassino e Pomigliano per contrazione della domanda. I sindacati lamentano una costante riduzione dei volumi produttivi negli stabilimenti italiani.
La quasi totalità degli stabilimenti fa ricorso massiccio e prolungato a strumenti come i contratti di solidarietà, che coinvolgono migliaia di lavoratori e minacciano l’indotto: si attende, o si spera, che la furia della tempesta perfetta si plachi.

Stellantis+CATL Gigafactory Saragozza: perché la Spagna e perché i cinesi
La scelta ricade sulla Spagna anche perché il costo dell’energia non è spaventoso come in Italia (vedi Leapmotor): da noi, la Gigafactory (iper energivora, come tutte) di Termoli per ora è un sogno nel cassetto. Mentre l’opzione sugli addetti cinesi deriva dalle competenze elevatissime dei lavoratori che arrivano dal Dragone. Manodopera specializzata necessaria per vincere. Sarebbe enorme il gap di competenze e in Europa per la specifica tecnologia di batterie LFP (litio ferro fosfato) che CATL possiede.
Sicché d’incanto il piccolo comune di Figueruelas, con 1.200 abitanti, vedrebbe triplicata la sua popolazione, con notevoli sfide logistiche e sociali: comunque, un indotto notevole. È una bella fortuna per Spagna e Ungheria avere il prezzo dell’energia ragionevole, che penalizza l’automotive italiano e quello tedesco.
Auto elettrica, che pasticcio
L’UE cerca in tutti i modi di staccarsi dalla Cina per fare una propria auto elettrica con batteria europea in Gigafactory europee: vedi la E-Car. Ma è un compito impossibile. Il Dragone è ovunque nella “catena” che porta alla BEV: minerali, terre rare, miniere in Africa e altrove, conoscenze (CATL e BYD i leader delle batterie mondiali). Adesso, i quattrini UE finiscono anche alla Cina con la fabbrica di Saragozza. Come i soldi italiani finiranno ai costruttori cinesi per gli incentivi auto elettriche in Italia. Non se ne esce. Il pasticcio delle lobby verdi potentissime in Germania nasce nel 2019 col Green Deal auto elettrica e ban termico 2035: o si cancella il Patto Verde o si continuano a prendere gol dal Celeste Impero, che ci attacca da ogni dove con molta intelligenza, sfruttando le debolezze del nostro apparato burocratico.
Auto elettrica UE, che pasticcio epocale
Siamo innanzi al paradigma delle contraddizioni della transizione energetica e industriale europea: vogliamo contrastare la Cina sull’elettrico ma non ne siamo capaci pagando ritardi strategici immensi. Dall’altra parte invece i sussidi di Pechino e i desiderio di stupire delle Case orientali fanno la differenza, con gli alti funzionari del Partito rapidissimi e davvero efficienti.
Siamo in una trappola letale nella quale ci siamo ficcati da soli. Abbiamo bisogno della tecnologia e della capacità produttiva cinese. Ma in questo modo, i quattrini dei contribuenti europei finiscono per finanziare l’industria cinese, consolidando la sua leadership a discapito dell’Europa.