Stellantis, Mirafiori vuole diventare il polo delle city car italiane

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Stando al comunicato pubblicato dal segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano e dal segretario generale Fim Cisl Torino-Canavese Rocco Cutrì, l’arrivo della Fiat 500 ibrida a Mirafiori è stato accolto dai sindacati come una vittoria clamorosa e la concretizzazione di un obiettivo a lungo perseguito. Da tempo, infatti, si voleva riportare nello storico stabilimento Stellantis a Torino un modello di largo consumo, capace di generare volumi significativi.

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Quanto sta accadendo, rivendicano i sindacati, è la risposta diretta a una mobilitazione senza precedenti. Al centro del grande sciopero e della manifestazione dell’aprile 2024 a Torino, che ha visto oltre 15.000 persone in corteo, c’era proprio la pressante richiesta di un nuovo modello per Mirafiori. La 500 ibrida, testimonianza di come sta andando il mercato dell’elettrico puro in Italia, è la prima, concreta, risposta a questa pressione politica e industriale.

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I sindacati, però, non si accontentano. Si legge nel comunicato di aspettative molto alte su “un immediato aumento dei volumi produttivi” e un conseguente “rafforzamento occupazionale, stabile e duraturo”. La palla passa al CEO di Stellantis, Antonio Filosa, che dovrà presentare un nuovo piano industriale nel 2026.

L’imperativo resta sempre quello: Torino deve tornare ad essere il polo di auto di largo consumo e city-car del Gruppo. Per questo si chiede di “riempire le aree disponibili” a Mirafiori, a partire dalla linea un tempo dedicata a Maserati, oggi vuota dopo il trasferimento della produzione a Modena.

fiat 500 ibrida

È essenziale rafforzare l’impegno su “tutti gli stabilimenti italiani in difficoltà”. Cassino, ad esempio, è in attesa dei futuri modelli di alta gamma Alfa Romeo e Maserati. Ancora più critica è la situazione di Termoli, che dopo lo stop alla Gigafactory rivendica una missione produttiva chiara e con prospettive reali.

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I nuovi lanci, quindi, tra 500 ibrida, Jeep Compass e DS8, devono contribuire a una crescita vera dei volumi. Un’altra battaglia, però, altrettanto cruciale, si gioca in Europa in vista delle decisioni della Commissione europea del 10 dicembre. La posizione è però chiara sulle transizioni: si chiede che queste siano sostenibili industrialmente e, spesso dimenticato, socialmente.