Stellantis, Mirafiori: ombre sul futuro, nuovo stop alla produzione

M Magarini
Nuovo stop alla produzione a Mirafiori: la cassa integrazione per 2.240 addetti è stata prolungata fino al 20 aprile
Stellantis impianto Mirafiori

Un nuovo capitolo si apre nella complicata vicenda dello stabilimento Stellantis di Mirafiori. Sul complesso sono più volte trapelate delle voci circa un presunto disinvestimento che la società italo-francese, nata nel 2021 dalla fusione tra FCA e PSA, avrebbe intenzione di attuare. Lo aveva alluso anche il CEO Carlos Tavares, salvo poi ritrattare, una volta ottenute dal Governo italiano le garanzie sugli incentivi. L’amministratore delegato ha ribadito l’obiettivo di un milione di vetture fabbricate nella penisola entro il 2030, e per raggiungere questo obiettivo servirà ogni impianto attualmente operativo. Sarà, ma il presente risulta piuttosto nebuloso per l’impianto piemontese. Un tempo centro nevralgico, oggi sembra una copia sbiadita di sé stesso, il che induce, ovviamente, la preoccupazione dei sindacati. In ballo c’è, infatti, il destino di migliaia di famiglie.

Stellantis e Mirafiori: un matrimonio in crisi, stop produzione e cassa integrazione

Stellantis Mirafiori

Le ultime notizie sono tutto fuorché rassicuranti, giacché nella giornata di ieri, martedì 6 marzo, i portavoce hanno annunciato l’ennesimo prolungamento della cassa integrazione per i lavoratori delle carrozzerie, coinvolgendo un totale di 2.240 addetti. Lo stop, inizialmente previsto fino al 30 marzo, andrà avanti fino al 20 aprile, interessando la Fiat 500e e le Maserati. Sebbene riceverla sia sempre un pugno in pieno petto, non è una novità assoluta: già nel periodo a cavallo tra il 2023 e il 2024, i prestatori d’opera di Mirafiori avevano subito un mese di cassa integrazione, seguito da tre settimane consecutive a partire dal 12 febbraio. La proroga odierna costituisce, dunque, un ulteriore aggravio per una situazione precaria.

Le motivazioni addotte da Stellantis in merito alla scelta vertono su varie criticità, tra cui la carenza di microchip e il contesto socioeconomico e geopolitico incerto. Fattori capaci di condizionare negativamente il regolare svolgimento del consueto servizio. La rabbia e la frustrazione del personale sono palpabili. Luigi Paone, segretario generale UILM Torino, evidenzia il bisogno di un nuovo modello per Mirafiori: un periodo del genere – ha tuonato – non può protrarsi all’infinito. Di conseguenza, la settimana scorsa è stato annunciato uno sciopero collettivo con corteo, che terrà luogo a metà aprile.

La protesta si preannuncia dura e sentita. In quel di Mirafiori si respira un’aria particolarmente cattiva, che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un settore in profonda crisi, con migliaia di posti di lavoro a rischio. Il tempo stringe e occorre definire delle risposte immediate, prima che sia troppo tardi. Oltre all’impatto immediato sui dipendenti e le loro famiglie, la cassa integrazione prolungata a Mirafiori ha effetti deleteri sull’economia locale e sull’indotto. I numerosi punti interrogativi sul futuro pesano come un macigno e alimentano i timori circa il destino di un comparto industriale che ha fatto la storia del capoluogo piemontese.

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