John Elkann, presidente di Stellantis, ha recentemente negato la necessità di un ingresso dello Stato italiano nel capitale dell’entità automobilistica. Eppure, la storia del rapporto tra il gruppo e il nostro Paese è complessa e ricca di contraddizioni.
I finanziamenti dello Stato italiano a Fiat (e Stellantis)
Da un lato, la società ha beneficiato di ingenti aiuti statali nel corso dei decenni, quando ancora FCA e PSA Groupe rappresentavano due entità distinte. Si stima che dal 1975 ad oggi l’azienda abbia ricevuto 220 miliardi di euro in varie forme, tra cui incentivi, prepensionamenti, rottamazioni e finanziamenti per l’apertura di nuovi impianti.
Dall’altro, Elkann ha puntualmente respinto l’ipotetico ingresso dello Stato nel capitale azionario. A suo avviso, non ve ne è il bisogno, giacché Stellantis costituisce una realtà solida, in grado di muoversi sulle proprie gambe. Inoltre, ha rimarcato che la partecipazione francese, pari al 6%, non costituisce una minaccia.
Le quote sono state acquisite in passato, mentre Peugeot era sull’orlo del baratro. Allora, costretta a chiedere supporto finanziario, le autorità transalpine accolsero la domanda, a patto di avere una “fetta della torta”. Un’operazione rivelatasi vincente nel corso degli anni. Oltre alla ripresa del Leone, con il matrimonio celebrato insieme a Stellantis, l’avvenire pare radioso.
Commentare la questione risulta complicato, alla luce dei diversi interessi in ballo. Perché, sì, lo Stato italiano ha ragione a voler tutelare i rispettivi interessi in un settore strategico tanto importante nell’economia nazionale. Tuttavia, sussiste il rischio che un eccessivo controllo diretto abbia delle ripercussioni negative sull’attività di Stellantis, frenandone la crescita e la competitività. La storia ce ne offre di esempi dove l’invadenza dei “poteri forti” è stata deleteria.
Nel recente passato, lo Stato italiano ha agito pure da garante per l’apertura della linea di credito a beneficio di Stellantis. In totale, il gruppo ha ricevuto 6,3 miliardi di euro, una vitale boccata di ossigeno, in un periodo funestato dall’emergenza sanitaria. Qualche giorno fa il CEO Carlos Tavares ha chiesto ulteriori incentivi per i consumatori, da destinare nel rinnovo del parco circolante, in favore della mobilità green. Di rimando, l’esecutivo ha contestato l’uso dei sussidi precedenti, mettendo in chiaro che non hanno determinato un aumento dell’occupazione nella penisola.
La sfida è trovare un punto d’intesa tra la sfera pubblica e la tutela dell’autonomia nazionale. Serve un dialogo costruttivo tra gli attori coinvolti, nell’individuazione di soluzioni capaci di favorire la crescita e la competitività del colosso della mobilità, salvaguardando al contempo i posti di lavoro e l’occupazione in Italia. La vicenda va affrontata con cautela, date le possibili ripercussioni di una rottura. Nel mentre, la Regione Campania alza la voce, stanca delle continue incertezze di John Elkann.