Northvolt ha brutte notizie da dare sull’auto elettrica e sul Green Deal europeo: una delle sue sussidiarie, Ett Expansion AB, ha presentato istanza di fallimento. Quando? Dopo l’annullamento del progetto che stava sviluppando. Mentre il resto del Gruppo di produzione di batterie (a corto di liquidità) ha continuato a consolidare le operazioni. Lo riporta Automotive News. Tutti i contatti con quell’azienda saranno da ora in poi gestiti dal curatore fallimentare. Tanti saluto a chi diceva che il full electric porta benessere, occupazione, nuovi lavori, inedite professioni, prosperità. Qui, siamo solo a disoccupazione, angoscia per il futuro, nostalgia della sana auto a benzina che portava solo cose belle.
Urlo di dolore dalla Svezia
La verde Svezia piange sia la crisi Northvolt sia l’addio alla sussidiaria Ett Expansion AB. In Italia l’elettrico ha portato disperazione, in Germania viene visto come il demonio dopo che i Verdi lo hanno osannato facendo un bel favore alla Cina, e in Nord Europa si diffonde il timore per tutto quello che riguarda la mobilità a batteria. Altro che Gigafactory con migliaia di posti di lavoro: qui ci sono solo milioni di lacrime amare che rigano il volto dei disoccupati. Non riposizionabili: l’industria dell’auto termica è stata devastata.
Northvolt ha affermato a settembre che avrebbe ridotto e tagliato i posti di lavoro, suscitando preoccupazioni: la prospettiva europea di diventare un campione nazionale di batterie per veicoli elettrici potrebbe arenarsi. Primo: problemi di produzione. Secondo: non c’è domanda di macchine a batteria. Anzi, c’è disinteresse totale. Gli europei ripudiano il mezzo EV, scomodo e costoso. Terzo: la concorrenza dalla Cina. Da cui l’Ue si protegge coi dazi medievali: una scossa di terrore elettrico, una mossa da perdenti.
E le altre 20 entità dentro Northvolt? C’è tanta paura
Ett Expansion AB è una delle oltre 20 diverse entità all’interno del Northvolt Group e la domanda di fallimento non riguarda nessuna delle altre entità legali, ha affermato la società. Ora si ha una profonda e legittima paura dell’effetto domino: le società che cadono come mosche.
Quei 10 miliardi non sufficienti
Northvolt ha ricevuto più di 10 miliardi di dollari in finanziamenti azionari e obbligazionari da attori tra cui Volkswagen, Goldman Sachs e BlackRock, come mostrano i documenti depositati, e ha cercato di raccogliere più denaro per finanziare il suo costoso avviamento. Ma quei soldi non bastano. Perché? Qui sta il cuore del dramma: per competere coi ricchissimi cinesi, servono molti più quattrini da investire nell’elettrico. Denari che non ci sono. L’Ue ha sfidato sul ring di boxe un pugile preparatissimo e col pugno da ko, ossia la Cina: Bruxelles è salita a “combattere” in ciabatte. Tutto così tremendamente Green, con gli influencer emozionati nei social. Tutta gioia e bellezza. Questi pifferai magici dovrebbero fare una chiacchiera con un operaio tedesco in procinto di essere licenziato.