Toyota taglia gli obiettivi di produzione al 2026, riducendoli a un milione di unità di auto elettriche, contro le 1,5 milioni annunciate in precedenza (fonte il quotidiano economico Nikkei). Trauma da full electric: tutti in fuga dal precipizio. Prima Ford, General Motors, Volvo; ora la Casa giapponese rivede i suoi piani. È chiaro: non si vende, il futuro a corrente fa tanta paura, con lo choc VW che vuole chiudere addirittura due fabbriche. Basta con queste vetture così scomode, che danno ansia da ricarica: sì alla macchina facile, semplice, benzina o diesel, o ibrida (termica, con un bel benzina).
Toyota taglia di un terzo i piani di produzione globale di veicoli elettrici per il 2026. È l’ultimo produttore a ritirare i piani di auto elettriche? No: è il più recente. Poco per volta, tipo domino, una via l’altra le aziende si arrendono alla terribile realtà. I clienti cercano e vogliono solo benzina, al massimo diesel. Salta pure il target Toyota di 3,5 milioni entro il 2030.
Dichiarazione politica
Con parole molto politiche e poco da industriali, Toyota dice che in realtà quelli non erano obiettivi, ma parametri di riferimento per gli azionisti. Sarà. Intanto, nel 2023, unicamente 104.000 EV vendute. Che rappresentano attualmente circa l’1 percento delle sue immense consegne globali. Quello nipponico è un gigante dell’ibrido. Vero numero uno. Tuttavia, il consumatore ha giustamente repulsione verso le cose scomode e costose: poche colonnine pubbliche di ricarica, elettricità dai costi stellari. Spendi parecchio per avere non altrettanto in cambio. In Europa, Toyota vende solo la Suv di medie dimensioni bZ4X come modello completamente elettrico.
Tutti scappano dall’elettrico
Volvo ha cancellato il suo obiettivo di diventare completamente elettrico entro il 2030, affermando che prevede di offrire ancora alcuni modelli ibridi nella sua gamma in quel momento. Nel 2030, tra il 90 e il 100% delle auto prodotte dall’azienda svedese, di proprietà della cinese Geely, sarà “elettrificata”: o full electric o ibrida plug-in. Quante BEV e quante PHEV? Volvo non lo dice. Occhio: stavolta nessuna Casa ha più voglia di sbilanciarsi con l’elettrico, anche per questione d’immagine. Un’unica certezza: il resto della produzione, se servirà, sarà composto da modelli mild hybrid. Negli Stati Uniti, Ford, General Motors e altre Case automobilistiche hanno ritardato o annullato nuovi modelli elettrici per evitare di spendere molto in veicoli che i consumatori non stanno acquistando così rapidamente come previsto.
Le illusioni muoiono all’alba, soprattutto quando sostenute da stupide ideologie e allucinanti dogmi, dietro la spinta di lobbysti e pseudo influencer nei social. I quali barano sui numeri, pompando le termiche ibride plug-in e mettendole nel calderone delle elettriche: fake vergognose, nel tentativo di manipolare masse deboli. Tutto inutile.
Se l’Ue insiste
Se invece l’Ue confermasse il bando termico 2035, allora i giappo avrebbero la risposta. Il ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria nippo ha approvato i progetti di nuove batterie per auto elettriche di Toyota, Nissan, Mazda e Subaru. Tutto in un programma governativo per sviluppare una filiera nazionale di accumulatori per la mobilità.
Toyota ha ricevuto l’approvazione per produrre nuove batterie ad alte prestazioni e allo stato solido a partire dal 2026: capacità di 9 GWh l’anno. Nissan produrrà batterie al litio-ferro-fosfato (LFP) per veicoli elettrici di piccola dimensione dal 2028, con un impianto da 5 GWh e un investimento di un miliardo di euro, sostenuto da sussidi statali. Mazda, in partnership con Panasonic, produrrà batterie cilindriche agli ioni di litio a Osaka dal 2027, con una capacità di 6,5-10 GWh e investimenti fino a 83,3 miliardi di yen. Da Panasonic à batterie agli ioni di litio a Subaru (Osaka e Oizumi): capacità di 16-20 GWh entro il 2030 e investimenti per 463 miliardi di yen, supportati da aiuti governativi.