Una vecchia Fiat 500 schiacciata è in mostra in un museo

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Arte e logica non sempre vanno di pari passo. È il caso di questo gruppo di vecchie Fiat 500 esposte in un museo in condizioni tutt’altro che logiche. La Fiat 500 è l’utilitaria più famosa al mondo. È stata prodotta dal 1957 e ha rappresentato in pieno la mobilità economica e solida italiana. La 500 è stata un’auto che ha ispirato artisti ed elaboratori da ogni parte del mondo: troviamo, infatti, tante di quelle modifiche che non basterebbe un intero giorno a descriverle tutte.

Ad esempio ci sono delle Fiat 500 in versione Giardinetta con motore Abarth, altre prive del tettuccio per diventare vetture in versione “spiaggina” e a ciò si aggiunge anche la 500 schiacciata. E non ne è solo una: ci sono diverse 500 completamente schiacciate esposte in un museo.

Fiat 500 bianca schiacciata
Una delle 6 Fiat 500 schiacciate con il rullo compressore in mostra al museo

Le Fiat 500 schiacciate in mostra al pubblico in un museo

L’artista di questo “scempio” si chiama Ronaradstudio. Troviamo non una, ma ben 6 Fiat 500 schiacciate e quella mostrata sopra è proprio una di esse. La mostra prende il nome di “In Reverse”, mentre questa opera di schiacciare auto si chiama Pressed Power. Come si può intuire l’auto, questo tipo di opera prevede di distruggere un’auto.

Per schiacciare le auto è stato usato un rullo compressore e successivamente esse vengono attaccate ad una parete. Ma che senso ha tutto ciò? Garage Italia ci dà una spiegazione.

Le vetture perdono la propria tridimensionalità trasformandosi da oggetti che interagiscono con il mondo in dei quadri”, scrive Garage Italia. La domanda che sorge spontanea è, le povere auto saranno state d’accordo nel perdere la loro tridimensionalità in nome dell’arte? Sarebbe bello se le auto potessero parlare per dirci cosa ne pensano di questo trattamento “speciale”. Sicuramente gli appassionati del marchio, dei motori in generale, e di quest’auto leggendaria storceranno il naso a vedere dei veri e propri pezzi di storia ridotti così in nome dell’arte.

 

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