La Cina vola con l’elettrico, mentre l’Europa arranca: addirittura, vendite Tesla in calo del 14% nel 2024 in un Vecchio Continente proiettato nel passato. È paralizzato da una tecnocrazia Ue che fa detestare l’elettrico al consumatore medio, il quale si rifugia nel nuovo a benzina e nell’usato over 10 anni diesel. La Casa texana ha consegnato 26.200 veicoli in (Ue, Efta e Regno Unito) a novembre 2024, 10.000 veicoli in meno rispetto a novembre 2023. Da inizio anno, 282.700 veicoli rispetto ai 327.600 veicoli dello stesso periodo dell’anno scorso.
Prezzi giù, ma non basta
Eppure, il costruttore Usa ha sia tagliato i prezzi sia aumentato la produzione della Model Y nel suo stabilimento locale di Berlino. Prodigi di tecnologia non sufficientemente apprezzati dal cliente medio Ue, disorientato da una politica ondivaga in Europa, che confonde le idee sotto il profilo della mobilità, dell’ambiente, delle emissioni. Lo “spettacolo” della Commissione Ue devastata dalle fratture interne, con una maggioranza instabile, e con un indirizzo oscuro, è una mannaia sull’elettrico, che necessita di ecosistema infrastrutturale, economico e politico di primo livello.
Germania horror elettrico
Francia (-24,4%) e Germania (-21,8%) sono i mercati in cui i veicoli elettrici stanno davvero soffrendo. La terra tedesca è quella che ha combinato il pasticcio enorme imponendo l’elettrico in Ue, contro i consumatori che continuano, a dire: siamo uomini liberi e ci muoviamo in libertà scegliendo liberamente. Come lo smartphone e la lavatrice. Non è il tecnocrate che mi obbliga a viaggiare con mezzi a batteria. Sarò io a determinare come e quando. Esiste poi la questione termiche ibride plug-in, specie cinesi: l’europeo apprezza questa formula, per ora, che dà meno ansia da ricarica.
Valore residuo, un guaio
Non ultimo, il problema della rivendibilità dei mezzi elettrici, sia da parte dei privati sia da parte delle società di noleggio a lungo termine e di leasing: il valore residuo tende a scendere in fretta in Ue. Forse incide qualche antipatia politica che Elon ha raccolto: qualcuno lo vede come un oligarca non eletto che sta usando la sua ricchezza e influenza per stabilire l’agenda politica della nazione più potente della storia.
Come si può regolare Musk
Elon ha tanti tavoli su cui giocare a poker. Se l’Europa, proiettata politicamente nel passato e paralizzata dalla tecnocrazia, comincia a cedere; ecco allora Usa e Cina dove giocare altre partite. Le vendite di Tesla sono stabili negli Stati Uniti grazie anche ai tagli dei prezzi, ai forti incentivi federali e all’aggiunta del Cybertruck alla gamma. Se Trump eliminasse il bonus federale, le vendite complessive di Bev scenderebbero, ma la quota della Casa texana potrebbe salire. In quanto a Pechino e dintorni, la concorrenza dei marchi del Dragone è sfrenata: qui l’imprenditore di origini sudafricane punta fortissimo su guida autonoma e Intelligenza Artificiale, per non perdere ancora quote di mercato. Nel frattempo, le azioni sono aumentate del 187% negli ultimi due anni, mentre la capitalizzazione di mercato è di 1.400 miliardi di dollari (Toyota seconda a 231 miliardi di dollari) grazie anche a Energia, Solare, FSD, Optimus, Robotaxi.