Volkswagen, il direttore finanziario: “Due anni per salvarci, o sarà la fine”

Francesco Armenio
Secondo il direttore finanziario di Volkswagen, il marchio ha “uno, massimo due anni” per invertire la rotta, o sarà la fine.
Possibile chiusura di due stabilimenti Volkswagen

Al momento Volkswagen si trova in difficoltà. Il flop delle auto elettriche ha costretto la casa automobilistica a ridurre la produzione delle batterie, ma non solo. Si rischiano migliaia di licenziamenti e la chiusura di almeno due stabilimenti in Germania, tanto che mezzo milione di lavoratori sarebbero pronti a scioperare. La situazione non è delle migliori e, a confermarlo, c’è anche il direttore finanziario di Volkswagen, che prevede un futuro disastroso se non verranno intraprese azioni.

Volkswagen in totale crisi: pochi anni per invertire la rotta, prima che sia troppo tardi

The all-electric Volkswagen ID.7 GTX Tourer

Arno Antlitz, Chief Financial Officer di Volkswagen, ha dichiarato che il marchio ha soltanto “uno, forse due anni” per cambiare rotta prima che sia troppo tardi. La soluzione? Ovviamente tagli alla produzione e posti di lavoro. Una situazione che non va giù a Daniella Cavallo, capo del comitato aziendale, e al sindacato IG Metall, che minacciano scioperi generalizzati: “Perché far pagare ai lavoratori le conseguenze delle cattive decisioni?”.

Ma non è solo il mercato europeo a subire un forte calo, anche la Cina, uno dei mercati più importanti per Volkswagen, è colpita. La concorrenza locale e il flop della sua gamma ID elettrica hanno pesato molto sulle vendite, che ora stanno mettendo in ginocchio il marchio. Auto elettriche e ibride plug-in rappresentato già metà delle vendite in Cina, e ciò dimostra che lì c’è mercato per queste tecnologie.

L’amministratore delegato del Gruppo Volkswagen, Oliver Blume, ha dichiarato: “In pochi anni l’industria automobilistica è cambiata enormemente nel segmento dei volumi. Implementeremo misure adeguate per essere più redditizi. Stiamo riportando Volkswagen lì dove merita: si tratta di una nostra responsabilità”. Responsabilità che, in questi casi, ricadono sempre sui lavoratori, che rischiano sempre più dei dirigenti che prendono le più importanti decisioni.

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