Automobilwoche riferisce che – secondo proprie fonti – si avrebbero dettagli su come proseguono i tagli Volkswagen. Il colosso sta affrontando una significativa ristrutturazione per contrastare l’aumento dei costi, l’indebolimento della domanda in Europa, la crescente concorrenza dei produttori cinesi, il flop elettrico nell’UE con la ridicola quota del 15%. Questa revisione strategica include una sostanziale riduzione della capacità produttiva e della forza lavoro in Germania, con un profondo impatto su diversi stabilimenti chiave in tutto il Paese. Perdipiù, il mercato cinese è dominato dai marchi locali. E ci sono i dazi di Trump. Sicché abbiamo un mercato asfittico UE, una Cina che respinge di fatto, gli USA che tengono alla larga di diritto. Le lobby verdi la chiamano transizione green UE: complimenti.
Volkswagen taglia la capacità produttiva: i numeri
In accordo col sindacato IG Metall, VW prevede di tagliare 35.000 posti di lavoro in Germania entro il 2030. Circa 20.000 dipendenti hanno già accettato di lasciare l’azienda tramite prepensionamenti e pacchetti di buonuscita. È l’accordo Future Volkswagen, patto di Natale, che mira a ridurre i costi di fabbrica e migliorare i margini di profitto. Si avrà una riduzione della capacità produttiva tedesca di 734.000 veicoli l’anno. Inutile fare macchine (costose come le elettriche) che nessuno compra. Si mira a rendere il marchio principale di Volkswagen più competitivo e redditizio, snellendo le operazioni e adattandosi al mercato automobilistico in evoluzione.
Impatto sui principali stabilimenti
L’iconico sito di Wolfsburg (foto in apertura), simbolo della capacità produttiva di Volkswagen, sta affrontando una transizione significativa. La produzione della Golf con motore a combustione è destinata a trasferirsi nello stabilimento messicano di Puebla entro il 2027. Sfornando solo elettriche, la fabbrica avrebbe bisogno di meno persone: soluzione, una settimana lavorativa di quattro giorni temporanea durante la fase di transizione. Le linee di produzione saranno ridotte da quattro a due.

Zwickau (foto su) ed Emden: qui si fanno elettriche. Un problema, visto che l’UE proprio le full electric non le vuole. Se si è qui a discutere di tagli a persone e produzione, è perché l’elettrico UE ha fallito. Inutile fare giri di parole complicate. Lo sanno bene anche gli 86.000 licenziati dell’indotto auto tedesco. I due siti hanno subìto riduzioni della produzione: la strategia generale indica un ridimensionamento delle operazioni in risposta alle realtà del mercato.
Osnabrück e Dresda. Chiusura in vista. Nel 2023, hanno prodotto poco meno di due milioni di auto nonostante avessero una capacità complessiva di 2,7 milioni di unità: differenza da paura.