Auto elettrica serial killer: uccide il Salone di Ginevra 

Ippolito Visconti Autore News Auto
La più recente vittima dell’auto elettrica è il Salone di Ginevra: edizione 2025 cancellata, e non ce ne saranno altre. Resta l’evento “parallelo” in Qatar, che si terrà a novembre del prossimo anno.
Auto elettrica serial killer uccide il Salone di Ginevra

La più recente vittima dell’auto elettrica è il Salone di Ginevra: edizione 2025 cancellata, e non ce ne saranno altre. Resta l’evento “parallelo” in Qatar, che si terrà a novembre del prossimo anno, specie per i mercati del Medio Oriente e dell’Asia. La macchina full electric prosegue implacabile nella sua missione, quella di sterminare tutto quanto trova davanti a sé. Cioè industrie, indotto, componentistica, design. Una fiera è tale se ha qualcosa di davvero rilevante da mostrare. Nel caso della manifestazione ginevrina, di bello c’è poco o nulla da far vedere. Bello sì. Ormai una parolaccia. Qualcosa di nuovo, inedito nelle linee, nella concezione di esterni e interni, di emozionante per gli occhi, la mente e il cuore. Vanno di moda le crossover elettriche, robe incommentabili che neppure i creatori sanno descrivere: cassonetti che non sono né berline né station wagon né Suv fuoristrada 4×4 pure né supercar. Il nulla. Una sottospecie di monovolumaccia con dentro una batteria grossa come una montagna.

Se uno s’azzarda a criticare l’auto elettrica, gli danno del vecchio rimbambito, del dinosauro. In realtà, il vero brontosauro chiuso in una bara, senza fantasia né creatività, è proprio chi anela l’auto elettrica, specie la crossover full electric. Le Case auto esibiscono i prodotti in Internet: o nei loro siti o nei social. Magari parecchie te lo vorrebbero dire che sono state costrette dagli anziani politici dell’Unione europea a fare questo, ma chiaramente non lo dicono. 

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Auto elettrica: il grande bluff ecologico

Peccato perché la Svizzera era l’unico posto perfetto per fare un Salone. In territorio neutrale, dove destra e sinistra non litigano, dove europei, americani e orientali si astengono dal polemizzare. Un luogo dove parlare di auto con persone di qualsiasi nazionalità, senza la tipica zuffa social da comare frustrate. A Ginevra in particolare francesi e tedeschi convivevano pacificamente, senza boicottarsi.

Con quale ritorno sicuro? Nessuno. Dalla nascita alla morte, la vettura a corrente inquina da pazzi. Un dato recente fornito da Green CAP dice che un’auto con batteria tra 50 e 60 kw/h produce emissioni di CO2, nel suo ciclo di vita, pari a 7 milioni di tonnellate. Non esiste il veicolo a zero emissioni nel ciclo di vita. È un bluff, con i politici dell’Unione europea che hanno puntato al tavolo di poker per poi scappare: una volta appiccato il fuoco nel pagliaio, sono fuggiti a gambe levate. Qualcuno ha notizie del re del Green Deal Frans Timmermans? Capito l’antifona, se l’è svignata dalla Commissione europea. Ha tentato la scalata nei Paesi Bassi. Ma siccome gli olandesi, quando si tratta di quattrini, diventano spietati, hanno subodorato che non era proprio il caso di votarlo dopo la sua avventura in Ue. Risultato, una sconfitta sonora fra i mulini a vento. Meno rumorosa di quella che avrebbe ricevuto se fosse rimasto nell’Ue. Qui, gli attuali politici, in vista delle elezioni di giugno 2024, hanno innescato una retromarcia clamorosa fiutando la puzza di bruciato, ossia il fatto che i cittadini vedono malissimo la transizione elettrica.

Polonia contro Germania: sul ring nel 2026

In questo contesto, uno dei Paesi più forti si è mostrata la Polonia. Il 28 marzo 2023, alla ratifica, votata a maggioranza dei ministri europei dell’Energia, del regolamento sullo stop ai motori termici alimentati a benzina e diesel nel 2035, questa è avvenuta con il voto favorevole della Germania. Dopo l’intesa sull’utilizzo futuro degli elettro-carburanti (e-fuels) raggiunta con la Commissione europea. Voto contrario della Polonia che, per voce del ministro dell’Ambiente, parlava di “discussioni non trasparenti e informali in cui la Germania spinge per soluzioni che avvantaggiano principalmente il suo mercato: dimostrano che ciò non ha nulla a che fare con una transizione equa”. La stessa Polonia può essere il Cavallo di Troia alla discussione della clausola di revisione del 2026. Se supportata adeguatamente da altri politici di qualità. L’Italia, anni fa, ci ha provato: nella votazione, il nostro Paese si è astenuto affermando di puntare a “far considerare anche i biocarburanti tra i combustibili neutri in termini di CO2”. Risultato zero, perché all’epoca Berlino era troppo potente nel contesto, ma ora le cose stanno cambiando.

La prima edizione nel 1905. L’ultima edizione del Gims, tenutasi lo scorso febbraio dopo una pausa di quattro anni per pandemia, ha visto la partecipazione di pochissime Case. C’era qualche costruttore cinese con le sue elettriche. Appunto, sotto il profilo del design, dell’emozione, poco o nulla. Il tutto condito da quel mix assurdo e incomprensibile che si chiama ibrido plug-in. Nei tempi d’oro, l’auto nuova a benzina e diesel catturava l’attenzione di 500 mila appassionati da tutto il mondo: le linee delle vetture nuove, il sangue che circolava veloce per qualche idea rivoluzionaria di alcune Case ardite. Dalla fiera che mostrava alla fiera del nulla.

I cinesi stappano bottiglie di champagne: invasione totale

Mentre l’Unione europea si spara sui piedi, con l’Occidente che assiste attonito alla devastazione del proprio patrimonio di auto termiche, la Cina stappa bottiglie di champagne (francese, di qualità). Il Vecchio Continente, stanco, flaccido, stordito, sta facendo di tutto per darsi in pasto ai cinesi. Nel Paese del Dragone, dove chi scrive va spesso per lavoro e per svago e per scoprire la mentalità vincente della nazione, si organizzano mega saloni scintillanti. Lì, da loro, le elettriche piacciono. E certo, non hanno la cultura automotive che esiste in Europa, specie in Italia, patria planetaria dei motori

Ma siamo ottimisti. Resta una speranziella. Nel mentre che infiliamo corpo e anima nelle fauci dello squalo oltre la Grande Muraglia, nel 2026 ci riprendiamo di colpo. Con la clausola di revisione. Una nuova politica che prenda in mano la situazione e prema il tasto stop. Si torna indietro? No, al contrario. Si torna a marciare avanti. Servono individui di personalità, carattere. Pronti a battersi contro lobby di potere, gruppi che premono da anni rappresentando (in modo lecito, perché fare lobbying è legale) l’Oriente. 

Italia ed elettrico, matrimonio fallimentare

A subire più di tutti l’imposizione dall’alto del cibo elettrico indigesto è l’Italia. Su un parco circolante di quasi 41 milioni di auto, al 31 dicembre 2023, solo lo 0,5% era elettrico. Fenomeno di micro nicchia infinitesimale. L’utenza bassa, media e alta considera le vetture elettriche anzitutto troppo costose. E detesta le difficoltà legate alla ricarica, con una percorrenza oscillante anche in funzione delle condizioni meteorologiche, delle strade, della presenza di pendenze e di chissà quanti altri fattori. Ora arriverà un minimo di ossigeno con gli incentivi 2024, destinati a durare un battito d’ali di farfalla, perché dopo le full electric torneranno a essere costose come il demonio, scomode come un gatto appeso ai glutei. Ci aggiorniamo quando i proprietari delle macchine a corrente dovranno fare i conti col valore residuo: appena capiranno di avere in mano un usato che costa pochissimo, piangeranno lacrime. Il pacchetto auto elettrica molto costosa più wallbox (stazione di ricarica casalinga) più ricarica a getto continuo con adeguamento del sistema casalingo se lo possono permettere i pochissimi benestanti. Che hanno spalle coperte da famiglie danarose.

Auto elettrica serial killer uccide il Salone di Ginevra: quante elettriche vendute nel mondo

Sud Italia, rischi incalcolabili senza colonnine

Occhio infine al Meridione. Qui, l’infrastruttura di ricarica è pessima: poche colonnine, distribuite male, con stazioni perlopiù riservate (parking, hotel, ristoranti ecc.). Il classico turista che dal Nord Europa scende a Napoli e dintorni, per poi andare ancora più giù, si trova in grave difficoltà con la propria auto elettrica. Questo per fare il pieno di elettroni. Poi ci devi mettere qualsiasi altra possibile esigenza di chi ha un mezzo a pila: officine, assistenza e altro. Attenzione a restare indietro, perché ne va dell’esistenza del turismo nel Mezzogiorno: ci riferiamo a turisti coi soldi, i big spender, con l’auto elettrica cara. Resterebbero i turisti che si muovono coi sandali dormendo all’addiaccio.

L’enorme bugia sulle elettriche che vendono tanto nel mondo

Gli adoratori dell’elettrico barano, di proposito, con intenzione, c’è dolo: nessun errore involontario. Dicono che le auto elettriche hanno fatto boom nel mondo. Un’idiozia senza precedenti. Vi dicono: nel 2023, nel mondo, sono state vendute 14,2 milioni di auto elettriche. Con un +35% sul 2022. C’è il barba trucco. Sono solo 10 milioni di auto elettriche vendute: pochissime, infinitamente meno delle attese. Sommate a 4,2 milioni di ibride plug-in, queste sì in prepotente crescita. Perché? Perché alla base c’è il motore a benzina. Totale 14,2 milioni di auto elettriche più ibride plug-in, composte da un propulsore termico chiave e da una batteria che si ricarica collegandola all’esterno. In comune con l’elettrico, hanno solo la spina. Altrimenti, quasi tutte le auto sarebbero elettriche: hanno la batteria. Anche la benzina Euro sotto zero ha la batteria: è elettrica pure quella? 

La Iea evidenzia con onestà e trasparenza: “Almost 14 million new electric cars were registered globally in 2023. Throughout this report, unless otherwise specified, ‘electric cars’ refers to both battery electric and plug-in hybrid cars, and ‘electric vehicles’ (EVs) refers to battery electric (BEV) and plug-in hybrid (PHEV) vehicles”. Auto elettriche uguale elettriche più ibride plug-in. Capito? Mele e pere. Questa analisi viene storpiata dalle lobby, che sparano 14 milioni di elettriche, fingendo di non accorgersi della presenza delle ibride.

Se questa analisi, come infatti è, risulta del tutto sbagliata e fuorviante, allora è del tutto inattendibile e inaffidabile pure la previsione di vendite di auto elettriche nel mondo nei prossimi anni: una via di mezzo fra un oroscopo di un mago in tv e un forecast meteo a casaccio. 

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