C’era una volta la statunitense Ford che in Europa dava lavoro e creava occupazione nell’indotto con le sue termiche, comprate volentieri dai consumatori: ora l’auto elettrica in Europa fa rima con licenziamenti, come insegna il caso dell’Ovale Blu a Colonia. Il fatto è che le BEV non le vuole nessuno, con le concessionarie del Continente costrette a incamerare km zero elettriche per pompare artificialmente il mercato. Ora la società ridimensiona per l’ennesima volta la sua forza lavoro europea: tagliati fino a 1.000 lavoratori. Erano 700, circa 15 giorni fa.
L’auto elettrica porta solo guai: il caso Ford insegna
In Europa, la domanda di auto elettriche rimane ben al di sotto delle aspettative dell’industria, dice Ford. Pertanto, da gennaio 2026, la Casa sposterà la produzione nello stabilimento di Colonia su un turno unico. Il programma di esuberi sarà gestito evitando l’attivazione di procedure di licenziamento obbligatorio: ai lavoratori verranno proposti indennizzi per favorire le uscite su base volontaria.
Come spesso accade in Germania, si cerca di rendere l’addio meno traumatico possibile. Ma non è che il dipendente abbia un ampio ventaglio di opzioni fra cui scegliere. Idem per VW. Due settimane fa, i lavoratori avevano approvato un piano di riorganizzazione che prevedeva l’uscita, entro la fine del 2027, di 2.900 dipendenti in tutta la Germania. Ora, è stato deciso di aumentare la portata della ristrutturazione. D’altra parte, la divisione EV di Ford aveva già previsto perdite fino a 5,5 miliardi di dollari nel 2025, dopo i 5,1 miliardi bruciati nel 2024.
Partito Popolare Europeo fa le capriole: no al bando termico 2035
Il Partito Popolare Europeo, anima del Green Deal auto elettrica 2019, cuore della Commissione UE von der Leyen, dopo aver spinto al massimo sulle macchinine a piletta, adesso trema: perdita di consenso elettorale, destra che avanza in Germania e Francia (piena di debiti mostruosi per le sue politiche verdi pro elettrico), seggiole traballanti sia in terra teutonica sia in Europa. Sicché ci ripensa: no al ban termico 2035, sì alle vetture a combustione. Nel frattempo, l’industria automotive UE è a pezzi. Non un guaio per CEO e azionisti, perché il dramma vero riguarda chi rimane senza lavoro e non ha modo per tirare a fine mese, non potendosi riciclare nel settore. A Berlino e dintorni, annunciati 125.000 tagli di posti di lavoro industriali. Ed è solo l’inizio dello tsunami.

Un Dialogo tira l’altro
In Europa, siamo all’ennesimo incontro nell’ambito del Dialogo Strategico fra Bruxelles e Case, che non ha portato a niente. Forse non riescono a dialogare. Non male la metafora di Federauto: “Se non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c’è peggior muto di chi non vuol parlare: l’incontro tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e i vertici dell’industria automobilistica europea è stato francamente deludente rispetto alle attese, essendosi trasformato in uno scambio di convenevoli”.