L’auto termica era, è e sarà vincente in Europa e in Italia per ancora tanto tempo. Nonostante proclami, Green Deal, riunioni, vertici, le vetture elettriche sono al 17% di share nel primo trimestre 2025, quindi col restante 83% a combustione. Risultato ridicolo, considerando che le Case stanno spingendo a più non posso sulle BEV, per evitare 16 miliardi di euro di multe 2026 dovute alle emissioni eccessive di CO2 della gamma consegnata nel 2025. Il problema è uno solo: la burocrazia elefantiaca di Bruxelles, che è decrepita innanzi al Dragone cinese, veloce come la luce. Quando gli alti funzionari cinesi ci osservano, sanno che il gap fra loro e noi in fatto di auto elettrica è destinato a crescere.
Green Deal auto elettrica 2019: un mare di parole da capogiro
Il Green Deal UE imponeva bonus locali lato domanda, installazione di colonnine, barriera anti Cina, tutela dell’occupazione. Al di là di riunioni fiume, non s’è fatto quasi nulla. Siamo giunti, come naufraghi disperati, al 3 maggio 2025 con Parlamento e Consiglio Europeo che ancora devono esprimersi sull’emendamento ai Regolamenti vigenti presentato dalla Commissione Europea in merito alla proposta per una maggiore flessibilità sul rispetto degli obiettivi di emissione di CO2 2025. Questo consentirebbe di calcolare la media delle prestazioni su tre anni (2025-2027) e compensare eventuali scostamenti in uno o due anni con risultati migliorativi negli altri. Occorre mettere d’accordo il Trilogo, 27 Paesi, decine di rappresentanti, le lobby verdi (molto potenti quanto seccate per questa idea).
Nelle nazioni, cosa manca
Al di là di qualche eccezione, a livello regionale non ci sono elementi strutturali necessari ad accompagnare la transizione energetica: sostegni pluriennale alla domanda di vetture a zero, programmi vincolanti per il capillare sviluppo delle infrastrutture di ricarica, misure anti caro energia elettrica. L’Italia sotto questo punto di vista è una palla al piede, tanto che da noi circolano solo 300.000 elettriche: un dato che fa sorridere. In quanto all’idea di far digerire l’elettrico alle flotte europee, perché ai privati non piacciono, pare un’assurdità in mancanza di provvedimenti di natura fiscale. Il famigerato leasing sociale dell’auto elettrica sarebbe infine una sciagura per i meno abbienti, che avrebbero in mano un mezzo oggi scomodo per via della carenza di colonnine, peraltro con una formula perfetta per le aziende ma delicatissima per i privati: qui si scherza col fuoco, viste le franchigie per danni da incidenti, sinistri, furti, danneggiamenti. Firmi il leasing sorridendo, lo paghi piangendo.

La bellezza della democrazia, la bruttezza dei discorsi vuoti
Premesso che la democrazia è doverosa, comunque anche in un contesto di massima libertà le decisioni vanno prese in fretta e bene. Quando si tratta di auto, d’incanto in Europa arrivano discorsi vuoti. Si illustrano concetti fumosi sull’auto elettrica: faremo, diremo, spingeremo affinché. Il tutto deferito a commissioni e sub-commissioni per ulteriori studi e considerazioni, con comitati enormi. Le formulazioni di comunicazioni, verbali e risoluzioni sono vaghe. Si raccomanda cautela e ragionevolezza, così da spaventare chi dovrebbe muovere mezzo dito. Una certa commissione continuerà a promuovere e incoraggerà gli Stati membri ad applicare qualcosa a favore dell’elettrico, si adotteranno raccomandazioni, emanando orientamenti, facilitando lo scambio tra nazioni sulle migliori pratiche. E si esploreranno ulteriori azioni per migliorare tutto dopo la definizione di norme specifiche per colmare le potenziali lacune del quadro normativo.