Adesso basta, l’automotive cinese è stanco di essere copiato dall’Occidente. Il governo di Pechino ha una raccomandazione: che le tecnologie chiave dell’auto elettrica non escano più dall’(ex) Celeste Impero. Si ribalta la situazione di 20 anni fa, quando l’Ovest accusava gli orientali di copiare, fare macchine identiche, con rivendicazioni e cause legali. Il governo di Pechino esige che le tecnologie chiave restino un segreto: tutto in patria, in silenzio, top secret. I trucchi per vincere restano nella nazione della Grande Muraglia. È il desiderio del ministero del Commercio cinese (MOFCOM).
Cosa va bene fare: assemblare in Ue
Si incoraggia solo l’esportazione di kit di smontaggio per l’assemblaggio locale (knock-down): ossia per costruire fuori dalla Cina (secondo Bloomberg). Per esempio la cinese BYD in Ungheria. I componenti chiave delle auto saranno prodotti a livello nazionale, e poi spediti ai mercati di destinazione per metterli assieme. Per modelli CKD (Completely Knocked Down) e SKD (Semi Knocked Down).
Chi lo fa già sui mercati internazionali? Great Wall Motor, che a gennaio ha finalizzato la firma di una partnership di assemblaggio di veicoli con la società malese EP Manufacturing Berhad (EPMB) basata sul modello CKD.
I due punti chiave
Primo. Il ministero del Commercio cinese ha tenuto un incontro con più di una dozzina produttori a luglio 2024: c’è stato l’input di non effettuare investimenti correlati all’auto in India.
Secondo. Le Case automobilistiche che intendono investire in Turchia dovrebbero prima informare il ministero dell’Industria (supervisiona il settore EV cinese) e l’ambasciata cinese.
Questione dazi
Le linee guida del ministero del Commercio cinese richiedono che la produzione chiave rimanga in Cina: questo potrebbe danneggiare gli sforzi di globalizzazione delle aziende mentre cercano nuovi clienti per compensare la forte concorrenza e le vendite interne al ribasso. Problema: chi sono i Paesi che invitano i cinesi a costruire stabilimenti? Quelli che stanno promulgando o prendendo in considerazione barriere commerciali per le vetture elettriche made in China. Pertanto, tu piazzi il dazio a me; io non costruisco da te. Non abboccate alle lusinghe dei governi stranieri, in sostanza l’esortazione di Pechino ai costruttori nazionali. Nel mirino tanti europei, specie Spagna e Italia. Che fanno una corte spietata ai Gruppi auto del Dragone affinché investano da loro creando lavoro diretto e occupazione indiretta con vari tipi di indotto. Per chi comanda a Pechino, non bisogna farsi ingolosire dall’idea di scavalcare i dazi auto elettriche Ue a carico delle cinesi.