Bruxelles ha un piano: quote obbligatorie per auto aziendali elettriche

Sembra che a Bruxelles abbiano dimenticato di controllare se ci siano abbastanza infrastrutture di ricarica.
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Bruxelles ha deciso, qualcuno dovrà pur pagarla questa transizione all’elettrico. Così, se il cittadino comune tentenna davanti al listino prezzi dei veicoli elettrici, a tirare la volata saranno le flotte aziendali. La logica della Commissione Europea fa quasi sorridere per la sua semplicità. Bisogna agire dove il volume d’acquisto è maggiore per ridurre rapidamente le emissioni nel Continente. In questo modo, le aziende diventano il laboratorio accelerato di un’elettrificazione che altrove fatica a ingranare.

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Il piano prevede l’introduzione di quote obbligatorie per veicoli a zero o basse emissioni, con obiettivi che variano drasticamente da Paese a Paese. Le economie più solide dovranno dire addio ai pistoni quasi totalmente entro il 2035, mentre agli altri è concessa una marcia più lenta.

Sixt, flotte aziendali
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Chi sono i “fortunati” interessati? Le grandi aziende con oltre 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato, inclusi i giganti del noleggio e leasing e persino alcuni gruppi di concessionari che praticano l’autoregistrazione. Le PMI (piccole e medie imprese) possono tirare un sospiro di sollievo, almeno per ora, ma il resto del mercato è sotto scacco.

Mentre si annuncia un possibile allentamento del divieto sui motori a combustione interna per il 2035, Bruxelles attua una sorta di “politica di compensazione”. Se non si possono forzare subito i privati, si forzano i professionisti. Tuttavia, questa elettrificazione forzata sta scatenando il panico tra gli operatori del settore.

Il metodo scelto dall’Ue per questo tipo di decisione, delicatissima per molti bilanci d’impresa, basato principalmente sul PIL pro capite, è finito nel mirino delle critiche: sembra che a Bruxelles abbiano dimenticato di controllare se ci siano abbastanza infrastrutture di ricarica o se la rete elettrica possa effettivamente reggere l’urto.

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Le società di noleggio e leasing, guidate da colossi come il gruppo Sixt, hanno già lanciato l’allarme. Obbligare le aziende a elettrificare le flotte mentre la domanda dei clienti è disomogenea e il mercato dell’usato elettrico è un buco nero di incertezza, equivale ad anticipare la fine dei motori termici al 2030 per una fetta enorme delle immatricolazioni.

Anche la ZDK, l’associazione dei concessionari tedeschi (e la Germania, lo abbiamo visto, conta eccome), trema. Le quote rischiano di soffocare i marchi e le reti di distribuzione con obblighi impossibili da rispettare nella pratica.