BYD all’assalto del Brasile, proprio dove Stellantis sorride

Nel risiko mondiale dell’auto, assalto della cinese BYD al Brasile, lì dove Stellantis va fortissimo.
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Fra lacrime, malinconie, elettrico flop in Europa, Vecchio Continente spaventato dal Green Deal, mercato italiano drammaticamente teso verso l’usato, Cina invasa dai marchi locali, se c’è un’area dove Stellantis ride è il Brasile, grazie a soluzioni ecologiche avanzate; ma ora nel risiko mondiale dell’auto si registra l’assalto della cinese BYD all’immenso Paese carioca, dice la Reuters. E siccome il colosso di Shenzhen fa da locomotiva, trascina altri giganti del Dragone a caccia dell’Eldorado in Sud America. In due modi: esporta auto con immense navi cargo che solcano gli oceani sbranando le onde, o crea fabbriche in loco. L’affamato Gruppo del Celeste Impero opera così anche in Europa: esporta, e pensa alle fabbriche in Ungheria e Turchia.

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Fiat, principessa brasiliana

Nell’anno delle celebrazioni del suo 125° anniversario, Fiat spiegava a fine 2024 come si consolida la sua leadership grazie ai significativi risultati ottenuti nei primi undici mesi dell’anno nei suoi mercati nazionali in Sud America, Europa – nonostante il difficile periodo di transizione – Medio Oriente e Africa. Il brand, infatti, è leader nei suoi quattro “mercati domestici” con una quota del 20,9% in Brasile, dell’11% in Italia, dell’11,5% in Turchia e del 60% in Algeria.

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Fiat domina il mercato brasiliano e registra il volume annuale più alto nella storia del segmento dei pick-up, con oltre 182 mila unità immatricolate e una quota effettiva del segmento del 42,8%, dove la Strada è leader con oltre 128 mila unità vendute. A novembre, il marchio ha concluso il mese con 49 mila auto vendute, 7.500 in più rispetto al secondo classificato, e una quota di mercato del 20,2%, a testimonianza della leadership assoluta del marchio detenuta nei primi undici mesi con una quota di mercato annuale del 20,9% e oltre 471 mila auto vendute, circa 109 mila unità in più rispetto al secondo classificato. L’Argo si classifica al quinto posto con 84 mila unità vendute e Mobi all’ottava posizione con quasi 62 mila auto vendute.

La Casa italiana è scatenata nella patria di Pelé: ha lanciato la tecnologia Bio-Hybrid con i suoi modelli SUV di grande successo, Fiat Pulse e Fastback, in Brasile. Questa tecnologia combina propulsori elettrici e ibridi con biocarburanti, in particolare etanolo, per ridurre le emissioni di carbonio e promuovere una mobilità accessibile.

Il profumo della vittoria

Nel primo trimestre del 2025, Stellantis ha venduto oltre 228.000 unità in Sud America, raggiungendo una quota di mercato del 23,7% e un aumento di 36.600 unità rispetto allo stesso periodo del 2024. A maggio 2025, share del 23,6%: il Gruppo era leader sia nel mercato automobilistico che in quello dei veicoli commerciali leggeri. Formidabile. L’hub di produzione di Betim va a mille. A fronte di investimenti di 5,6 miliardi di euro in Sud America. Qui nella nazione del samba si vive – sotto il profilo automotive – nella magica atmosfera Fiat anni 1950, 1960 e 1970 in Italia. E degli anni 1970 in Europa. Ma ora occhio a BYD e ai cinesi.

Insaziabile BYD: il Brasile fa venire l’acquolina in bocca

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BYD, il principale produttore cinese di veicoli termici a benzina ibridi plug-in PHEV ed elettrici BEV, offre agli acquirenti di auto brasiliani opzioni a prezzi relativamente bassi in un mercato in cui il movimento delle auto ecologiche è ancora agli inizi. I funzionari dell’industria automobilistica brasiliana e i sindacalisti temono che l’enorme afflusso di auto da parte di Build Your Dreams e di altre Case automobilistiche cinesi possa rallentare la produzione nazionale e danneggiare l’occupazione. D’altronde, il mercato è libero. Unica soluzione, peraltro sciocca e dannosa in stile boomerang: extra dazi tipo quelli UE contro le elettriche Made in China. Tariffe che si rivelano disastrose ogni giorno di più. Il futuro non lo costruisci con idee medievali, per poi lagnarti dei dazi di Trump. Extra, perché sia in Brasile sia in UE i dazi già c’erano.

BYD ha schierato una flotta crescente di navi cargo per accelerare la sua espansione all’estero, con il Brasile come obiettivo principale. La spedizione di fine maggio è stata la quarta delle navi della casa automobilistica cinese ad attraccare in Brasile quest’anno, per un totale di circa 22.000 veicoli. Si prevede che le importazioni di veicoli prodotti in Cina cresceranno di quasi il 40% quest’anno, raggiungendo circa 200.000 unità. Ciò rappresenterebbe circa l’8% delle immatricolazioni totali di veicoli leggeri. 

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Mentalità vecchia e contraddizioni

Le associazioni industriali e sindacali affermano che la Cina sta approfittando delle barriere tariffarie temporaneamente basse del Brasile per incrementare le sue esportazioni, anziché investire nella costruzione di fabbriche brasiliane e creare posti di lavoro. Stanno facendo pressioni sul governo brasiliano affinché acceleri di un anno il piano per aumentare i dazi doganali brasiliani su tutte le importazioni di veicoli elettrici dal 10% al 35%, anziché introdurre gradualmente imposte più elevate. “I Paesi di tutto il mondo hanno iniziato a chiudere le porte ai cinesi, ma il Brasile no”, ha affermato Aroaldo da Silva, operaio addetto alla produzione Mercedes-Benz e presidente di IndustriALL Brasil, una confederazione di sindacati di sei settori industriali. C’è un problema: coi dazi non li fermi. Li rallenti un po’ all’inizio. Ma stuzzichi l’immenso orgoglio dei cinesi. Un minimo di psicologia da applicare all’automotive, popolata pur sempre di esseri umani.

Troppe vetture fatte in Cina: serve una valvola di sfogo

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Fa anche sorridere che vari politici e sindacalisti pensino ai dazi oggi, a giugno 2025. È da un decennio che si sa come la Cina avrà una produzione eccessiva di auto. E che necessiterà di valvole di sfogo in giro per il mondo. Gli alti funzionari di Pechino, quando osservano le reazioni al rallentatore degli altri, passano all’incasso senza colpo ferire. Un crescente surplus di auto nuove prodotte dalle fabbriche cinesi ha portato a un boom delle esportazioni negli ultimi cinque anni, aiutando la Cina a superare il Giappone nel 2023, diventando il principale esportatore mondiale di veicoli. Gran parte di questo surplus viene esportato all’estero, in mercati come Europa, Sud-est asiatico e America Latina. Il Brasile offre una destinazione allettante grazie al suo ampio mercato (è il sesto per volume) dove Volkswagen, General Motors e Stellantis producono auto a livello nazionale da decenni. 

Prima sì, poi no, quindi forse

Il governo brasiliano ha adottato politiche volte ad aumentare le vendite di auto elettriche e ibride plug-in, specialità di BYD. Un assist clamoroso alla nazione della Grande Muraglia. Come l’UE col Green Deal auto elettrica che banna le termiche nel 2035. In patria, l’azienda è impantanata in una dura guerra dei prezzi che l’ha vista ridurre il prezzo del suo modello base Seagull a meno di 10.000 dollari, riducendo i margini di profitto. All’estero, i governi hanno eretto rigide barriere commerciali per le auto cinesi, tra cui un dazio del 45,3% in Europa e una tariffa superiore al 100% negli Stati Uniti, oltre al divieto di software cinese nelle automobili. Nel 2015, il Brasile ha eliminato i dazi su produttori come BYD per stimolare l’adozione di veicoli elettrici, ma l’anno scorso ha reintrodotto una tariffa del 10% sulle auto elettriche per incoraggiare gli investimenti nell’industria automobilistica nazionale. La tariffa è prevista in aumento ogni sei mesi, raggiungendo il 35% nel 2026.

Auto ecologiche fra amore e odio

BYD e altre aziende cinesi stanno inoltre sfruttando una politica in Brasile che consente loro di importare senza pedaggio fino a 169 milioni di dollari per ibridi plug-in importati entro luglio 2025 e 226 milioni di dollari per le auto elettriche a batteria. Questo incentiva l’anticipo delle spedizioni di veicoli per beneficiare appieno dei dazi senza pedaggio prima della loro scadenza, hanno affermato gli analisti. Tre Case automobilistiche cinesi controllano oltre l’80% del mercato brasiliano dei veicoli elettrici. Nel 2023, i funzionari governativi hanno accolto con favore il piano di BYD di acquistare un ex stabilimento Ford nello stato di Bahia, considerandolo un modo per creare posti di lavoro nel settore manifatturiero e stimolare la transizione ecologica del paese.

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Un’altra casa automobilistica cinese, GWM, ha anch’essa ritardato di oltre un anno il suo piano di iniziare a produrre auto in un ex stabilimento Mercedes-Benz.

La sinistra fra macchine verdi e dazi: che caos 

Il governo di sinistra del Partito dei Lavoratori del presidente Lula da Silva si sta battendo per proteggere i posti di lavoro e l’ambiente, puntando sia a rilanciare l’economia industriale brasiliana sia a ripristinare le sue credenziali verdi in vista dell’organizzazione del vertice globale sul clima COP30 di novembre. Tuttavia, il nascente movimento per le auto ecologiche del Paese si appoggia alle importazioni cinesi, che rappresentano oltre l’80% delle vendite di auto elettriche in Brasile, secondo l’associazione brasiliana per i veicoli elettrici, ABVE. Il Paese dispone di abbondanti risorse minerarie, tra cui litio e altri ingredienti chiave per la produzione di batterie per veicoli elettrici. 

Come l’UE: sì all’elettrico e all’ecologico, poi no ai cinesi che sono i re di quel settore. Un minimo di coerenza prima di urlare al nemico invasore.

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