Il colosso cinese dell’auto elettrica BYD non ha usato mezzi termini per criticare il nuovo schema di incentivi varato dal governo britannico, accusato di voler escludere i marchi cinesi dal mercato. La vicepresidente esecutiva dell’azienda, Stella Li, ha definito il provvedimento “senza senso” e paragonato i sussidi a una “droga”, che potrebbe provocare effetti collaterali gravi sull’economia nazionale nel lungo periodo.
Nel corso di un’intervista al Financial Times, Li ha sottolineato che la strategia di BYD non subirà battute d’arresto, nonostante quella che ha definito una forma indiretta di barriera commerciale. L’azienda punta infatti ad aprire fino a 280 punti vendita nel Regno Unito entro il 2026, con la creazione di oltre 5.000 posti di lavoro. Ogni showroom sarà dedicato esclusivamente al marchio cinese e rappresenterà un tassello chiave nel piano di espansione in Europa.

Il nuovo piano da 650 milioni di sterline prevede incentivi fino a 3.750 sterline per ogni auto elettrica “pulita” sotto i 37.000 sterline, a seconda del mix energetico dei paesi coinvolti nella produzione. Questo meccanismo esclude di fatto molte vetture prodotte in Cina. Ma per BYD e altri costruttori asiatici, si tratta di una mossa protezionista mascherata da politica ecologica.
Alfredo Altavilla, ex CEO di ITA Airways e ora consulente per BYD in Europa, ha dichiarato: “Quale governo europeo può permettersi di combattere a lungo contro i veicoli cinesi? Nessuno. Allora perché farlo?”.
Nonostante gli ostacoli politici, le case automobilistiche cinesi continuano a guadagnare terreno. Secondo Schmidt Automotive Research, BYD e altri brand del Dragone detengono già circa il 5% del mercato elettrico nel Regno Unito, grazie a modelli competitivi, accessibili e dotati di software all’avanguardia.
La strategia di lungo termine di BYD prevede una produzione localizzata, con stabilimenti già attivi in Ungheria e Turchia, e l’adozione di un modello distributivo diretto.

Anche l’ambasciata cinese a Londra ha espresso preoccupazioni, definendo il nuovo schema britannico come una politica “escludente e discriminatoria”. Sul fronte delle relazioni pubbliche, BYD continua a investire in visibilità. Proprio nei giorni in cui infuriava la polemica, l’azienda ha firmato un accordo con l’Inter, diventando sponsor ufficiale con logo sulle maglie e una fornitura di 70 veicoli al club. Un segnale chiaro: la Cina dell’elettrico non ha intenzione di fare marcia indietro. Contro ogni incentivo sfavorevole il colosso prosegue sul suo cammino. D’altronde, i sussidi in patria (questi sì) hanno fatto bene.