Dopo anni di tiremmolla su bonus e piani di aiuti all’auto, con un mercato del nuovo davvero malinconico, Andrea Cardinali, direttore generale Unrae (Unione Case estere), attacca il Tavolo Automotive italiano: fosse per lui, lo si potrebbe anche abolire, dice a Quattroruote. Perché sostanzialmente inutile. Ma di che parliamo? Facciamo un passo indietro.
Tavolo Automotive italiano: e la montagna partorì il topolino
Era il 6 dicembre 2023 quando si teneva nella Sala del Parlamentino di Palazzo Piacentini, sede del ministero delle Imprese, il primo incontro del Tavolo permanente per lo Sviluppo Automotive, istituito d’intesa con Stellantis in seguito al protocollo d’intesa con Anifa (filiera) sottoscritto il 18 ottobre 2022. Obiettivo, giungere a un accordo di sviluppo con Stellantis e tutti gli attori del settore automotive italiano per l’aumento dei livelli produttivi negli stabilimenti italiani, e per il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca. Ma anche per maggiori investimenti sui modelli innovativi, nonché per la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e il sostegno alla riconversione della filiera della componentistica. La montagna ha partorito il topolino, arrivati al 2 maggio 2025.
Al Tavolo Automotive: un concetto in 60 secondi, tutto molto alla svelta
Per Cardinali, il Tavolo non è un vero Tavolo attorno al quale ci siede e si discute. Il direttore generale Unrae fa riferimento a un format teatrale: sul palco c’è il ministero delle Imprese, rappresentato ai massimi livelli; di fronte, la platea. Il ministero espone fatti e intenti, gli invitati esprimono opinioni in 60 secondi a testa. Quindi, i 60 soggetti hanno un minutino per dire la propria.
Secondo problema: il Tavolo Automotive è il luogo degli annunci, dice Cardinali. Terzo: mancano tre ministeri chiave. Ossia Infrastrutture, Ambiente per le colonnine elettriche, Economica per gli stanziamenti. Servirebbe Un Tavolo interministeriale sul fisco dell’auto aziendale, ma nulla.
Tavolo Stellantis: tutt’un’altra storia
Viceversa, chiosa Cardinali, il Tavolo Stellantis è tutt’un’altra storia: “Un Tavolo vero, a cui siede solo chi di dovere, in cui si discute – anche di temi non pertinenti come gli incentivi – e si decide. Tant’è che i suoi esiti vengono poi riferiti al Tavolo Automotive”, la stilettata tripla.

La rottura del 29 ottobre 2024
Comunque, che il Tavolo Automotive stesse andando in pezzi era chiaro sin dal 29 ottobre 2024. L’Unrae espresse profondo sconcerto e preoccupazione per la decisione del governo Meloni di sottrarre 4,6 miliardi – dei 5,8 residui per il periodo 2025-30 – dal “Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti”. Fu una notizia totalmente inattesa, che si manifestò con la pubblicazione del testo del Bilancio Finanziario dettagliato per capitoli di spesa dei singoli ministeri, senza un qualche preventivo accordo.
La decisione contraddiceva clamorosamente le dichiarazioni di intenti pronunciate dal ministro delle Imprese Urso in sede di Tavolo Automotive il 7 agosto scorso 2024 e di altri esponenti governativi. Il massiccio abbattimento delle risorse destinate all’automotive nel 2022 minacciava e tuttora minaccia gravemente gli sforzi finora profusi per raggiungere gli obiettivi e i target ambientali fissati a livello europeo. Una transizione verde che non c’è. Zero rinnovo di un parco circolante sempre più vetusto, insicuro e inquinante; elettrico circolante su livelli risibili (304.000). Inoltre, i capitoli di spesa riservati ad altre industrie vennero ridotti del 5-10%, mentre il Fondo automotive subì un taglio dell’80%, con un disimpegno totale sia dal lato del sostegno alla domanda (incentivi) sia di quello all’offerta (Case).