Cassino, Stellantis punisce la voce critica: licenziato Fantasia

M Magarini
Lo stabilimento Stellantis di Cassino ha licenziato il sindacalista Fantasia, simbolo della lotta dei lavoratori per condizioni migliori
Stellantis Cassino

Un operaio e sindacalista della Flmu-Cub, Delio Fantasia, è stato licenziato dalla direzione dello stabilimento Stellantis di Cassino (Piedimonte San Germano) per motivi disciplinari. Il sindacato denuncia l’illegittimità del provvedimento e la sua strumentalità, sottolineando come la parte difesa sia un attivista, impegnato da tempo contro il peggioramento delle condizioni lavorative e salariali in fabbrica.

Cassino, Stellantis caccia il sindacalista Fantasia: lavoratori allarmati

Stellantis Cassino

Secondo l’associazione, le motivazioni adottate dalla società sono pretestuose. I portavoce ritengono che l’obiettivo sia quello di allontanare una voce dissidente e di dissuadere la manodopera dal contestare il sistema in atto, considerando Fantasia un punto di riferimento per la maestranza. Negli ultimi tempi, Fantasia ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste contro l’aumento dei carichi di lavoro, le trasferte obbligatorie e la chiusura di interi reparti.

L’accompagnamento alla porta rappresenta un grave atto che viola la libertà sindacale e i diritti della manodopera, secondo Flmu-Cub, che promette di portare avanti la battaglia insieme all’intera Cub, a difesa dei propri rappresentati. Delio Fantasia ha ricevuto molte dimostrazioni di solidarietà, anche dalla classe politica. Il Partito di Rifondazione Comunista gli ha espresso pieno appoggio, condannando l’atto di ingiustizia subito, l’ennesimo a colpire il mondo del lavoro.

Il caso è emblematico dei rapporti complessi attualmente in corso tra Stellantis e l’Italia. Le grandi compagnie, come il colosso della mobilità, nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, sollevano diverse interrogativi sul futuro economico della nostra nazione. Negli ultimi giorni c’è stato un acceso dibattito tra il conglomerato e il Governo Meloni. Tutto è nato dalle dichiarazioni di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, che ha minacciato disinvestimenti dal Belpaese qualora il governo ritardasse lo stanziamento dei sussidi. Le istituzioni hanno respinto con forza l’accusa di “poca collaborazione” avanzata dal top manager portoghese.

Durante un vertice in Giappone, il premier ha definito “bizzarre” le teorie accampate. Nel 2024 metteranno a disposizione un miliardo di euro per incentivare il rinnovo del parco circolante, favorendo auto a basse e zero emissioni. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha criticato l’uscita di Tavares, esprimendo preoccupazione circa i programmi di Stellantis e sottolineando che l’incapacità di vendita non può essere addossata solo alle autorità territoriali ma è dovuta anche alle strategie aziendali.

Infine, il vicepremier Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha evidenziato che il Governo non è disposto a cedere di fronte alle minacce, considerando quanto ha supportato Fiat (che nel frattempo offre fino a 190.000 euro per ridurre il personale) nel corso degli anni. Intanto, John Elkann ha smentito la possibile fusione con Renault, nonostante il suo nome sia al centro di un’inchiesta giudiziaria.

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