Per severamente punire la Russia di Putin, che ha invaso l’Ucraina a febbraio 2022, l’Ue non compra più gas da Mosca: il costo dell’energia vola, con ripercussioni tremende per industria pesante e automotive. La Germania è la più bersagliata. Ce lo ripetono spesso i Ceo dei Gruppi auto: il costo dell’energia devasta le aziende che fanno vetture (elettriche e no). Ora, Bruxelles vuole comprare più greggio e gas dagli Stati Uniti di Trump. C’è un problema: gli yankee non dispongono di greggio e gas in eccesso da esportare. È vero che – negli ultimi decenni – hanno aumentato la produzione nazionale di entrambi, ma sono obbligati a importare greggi dal Golfo Persico, dal Sud America e dalla Russia. E gas dal Canada. Pertanto, l’Ue – che non prende gas dalla Russia – chiede gas agli Usa, che comprano gas dalla Russia: obiettivo, abbassare il costo dell’energia impennatosi dopo che l’Ue ha smesso di ricevere gas dalla Russia.
Le richieste di Stellantis sul costo dell’energia
Sentiamo il Gruppo euroamericano a novembre 2023: “Per raggiungere le diverse ambizioni e sostenere il mercato automobilistico, sono necessari specifici fattori abilitanti, come il rinvio o la rimozione della normativa (Euro 7) che impedisce la continuazione della produzione di modelli a prezzi accessibili in Italia, gli incentivi alla vendita di veicoli elettrici e la rete di ricarica per sostenere i clienti”, nonché “il miglioramento del costo dell’energia per sostenere la competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani”.
Gas liquefatto dagli Usa: che rischi
Ma ammettiamo pure che gli Usa – per incassare bei soldini – esportino gas verso l’Ue. Di certo, non è gas naturale (gassoso) via pipeline, ma gas liquefatto (Gnl) via nave. Tre guai: uno, a causa dei processi tecnologici di raffreddamento e liquefazione, risulta molto più caro. Due: è più inquinante (in contraddizione col Green Deal tanto caro a Bruxelles). Tre: ci sono pericoli di varia natura, anche ambientali, per questo tipo di operazione. L’Ue vorrebbe fare magari come il Far East, che incamera Gnl: in questo caso, però, i prezzi sono fissati al Henry Hub, al terminale di Erath in Louisiana, dove si svolge un’asta quotidiana dei carichi disponibili per il mercato internazionale. Insomma, dovremmo gettarci nella mischia e contrattare. Morale: domani pagherai il gas il triplo di quanto pagavi ieri, con le insidie per Madre Natura. Molto più economico e comodo il gas via pipeline da Russia, Azerbaijan, Libia, Algeria, Norvegia. Un giorno, in Europa, qualche ecoinvasato dell’auto elettrica dovrà anche ricordarsi delle emissioni di metano durante le fasi di liquefazione, di trasporto e di rigassificazione con impattanti devastanti sul globo terracqueo. Cosa vogliamo fare da grandi in Ue? Inquinare di meno o di più?
Petrolio, che caos
Prima delle sanzioni europee alla Russia, il greggio perfetto per l’Ue era quello russo. Di qualità, vicino, a getto continuo, low-cost. Ora, l’Unione europea compra greggi del Golfo Persico: molto più cari, più inquinanti e che producono benzine di tipo inferiore a quello moscovita. Oltretutto, se il venditore è consapevole che il compratore si trova in difficoltà, in automatico il prezzo del bene commercializzato schizza alle stelle. È immorale? Avrebbero l’obbligo etico di aiutarci a punire Putin? Ma figuriamoci: trattasi di profitto, con una parte che si mette nei guai da sola.
Dazi auto Usa: occhio
Giusto per chiarire: Biden (giustamente, pensando all’economia del proprio Paese) non ha mai inteso vendere gas a prezzo inferiore all’Ue solo perché questa puniva la Russia, non comprandole più il gas. Sleepy Joe ha sì promesso più Gnl alla bisognosa Ue, ma a prezzi identici. Business is business. E Trump seguirà l’identica linea. Anzi, ci metterà il carico sul tavolo a briscola, affinché un’Ue sottomessa compri dal libero Usa gli scarti di raffinazione e prodotti più cari e meno vantaggiosi. Oppure piazzerà dazi sulle auto, sui formaggi, sul vino Ue.
Le severe punizioni alla Russia
Ma almeno l’Ue – con le sanzioni – ha danneggiato la Russia? No. Mosca non ha mai ridotto la sua produzione: ha cambiato la destinazione dei suoi carichi di petrolio. Ieri il Mediterraneo, oggi più vantaggiosi mercati dell’Estremo Oriente. Anzi, ci ha guadagnato: l’acquirente è ricco, essenzialmente stabile, non in guerra contro Putin, in crescita. L’Europa ha detto no a un greggio di qualità elevata e a buon prezzo: massimo tre giorni di trasporto sicuro. Dal Golfo Persico arriva oro nero più pesante e inquinante. E il Green Deal? E l’ambiente?
Equilibrio che può saltare in aria
Ieri, c’era il sistema Brent/dollaro. Certezza e tranquillità, a beneficio di qualsiasi industria. La Russia oggi esporta greggio verso i mercati orientali, ma le sanzioni finanziarie impediscono il pagamento del petrolio in dollari. Cina e India comprano usando le proprie monete: questo sistema potrebbe sostituire il primo, danneggiando l’Ue. Quando un giorno, infine, dovesse terminare la guerra contro l’Ucraina per merito di Trump, l’Ue potrebbe tornare da Putin ad acquistare gas. A quel punto, vedremo Mosca che prezzo ci farà…