Fringe benefit auto aziendale: il paradosso delle tasse in più

Il governo ha detassato l’elettrico e in parte le ibride le plug-in, ma si attende un extra gettito: com’è possibile?
flotte flotte

Mistero Italia sul fringe benefit auto aziendale. Il governo Meloni ha detassato l’elettrico e in parte le ibride le plug-in, ma si attende un extra gettito che tocca i 130 milioni di euro l’anno. L’entrata in vigore della nuova normativa da gennaio 2025 prevede un regime fiscale penalizzante per dipendenti e aziende che scelgono vetture a benzina o diesel e favoriscono BEV (Battery Electric Vehicles) e PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicles). Eppure, l’esecutivo ha inteso eliminare un Sussidio ambientalmente dannoso (Sad), le tasse leggere che gravavano su benzina e diesel. Un po’ come per il diesel: più accise per eliminare le Sad. 

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Pertanto, prima hai come obiettivo le flotte aziendali più green, più elettriche, più in linea con i desiderata dell’Unione Europea. Poi però inserisci un numero: 130 milioni di euro l’anno di extra gettito. Com’è possibile? Un bel rebus.

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La nostra risposta: magari il governo sa che – nonostante la modifica del fringe benefit – le aziende erano, sono, saranno innamorate di auto comode: a benzina e diesel. Senza l’incubo dell’ansia da autonomia elettrica per via delle poche colonnine e lente. Infatti, le lobby verdi UE intendono imporre con una legge le flotte full electric. Siccome i privati stanno alla larga dalla macchina a batteria, ci si prova in altro modo.

Nuove tasse sull’auto del dipendente

La tassazione del fringe benefit per l’auto aziendale non si basa più sulle emissioni di CO2 (come avveniva dal 1° luglio 2020), ma sulla tipologia di alimentazione. Le nuove percentuali, applicate al costo chilometrico ACI (su una percorrenza convenzionale di 15.000 km annui): Auto elettriche 10% del costo chilometrico; ibride plug-in 20%; tutte le altre alimentazioni (benzina, diesel, mild hybrid, full hybrid non ricaricabili) 50% del costo chilometrico. Fino al 31 dicembre 2024 per le nuove immatricolazioni: percentuali dal 25% (per emissioni fino a 60 g/km) al 60% (per emissioni oltre 190 g/km). Dal 1° gennaio 2025: le auto elettriche e ibride plug-in beneficiano di percentuali ridotte (10% e 20%), mentre tutte le altre categorie, incluse le più diffuse auto a benzina e diesel, vedono l’aliquota volare al 50%.

tasse auto

Fringe benefit, che pasticcio

C’è anche uno studio sull’impatto delle nuove norme sul fringe benefit: quattro aziende su 10 scelgono di prolungare i contratti e non rinnovare il parco. Si resta su benzina e diesel. La stragrande maggioranza prevede nel medio-periodo di cambiare la composizione della propria flotta e si attende forti aumenti dei costi e lamentele da parte dei dipendenti. È emerso dell’undicesima edizione del Fleet Motor Day, con la partecipazione dell’Osservatorio Top Thousand. Lo studio presentato ha visto il coinvolgimento di un campione di 98 fleet e mobility manager che gestiscono complessivamente circa 83.000 veicoli. Obiettivo dell’analisi è stato indagare come le nuove aliquote sui veicoli aziendali in fringe benefit stanno impattando concretamente sulle loro scelte di mobilità e su quelle dei driver.

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Con l’entrata in vigore della norma, prendendo in considerazione i veicoli aziendali più noleggiati, l’Aniasa autonoleggio stima un aumento annuo del valore imponibile del benefit auto in media di 1.600 euro (+67%), con conseguente significativa maggiore tassazione in busta paga per un milione di dipendenti. A essere più penalizzati saranno soprattutto i dipendenti della classe media che di norma sono i principali utilizzatori delle vetture diesel o benzina. In nome dell’ideologia verde dei gruppi di potere ultra ecologici di Bruxelles.

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