Futuro tavolo Stellantis, Salvini: di tutto per impedire i licenziamenti

Ippolito Visconti Autore News Auto
Ancora una riunione prevista fra governo e Gruppo.
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Ennesimo incontro fra governo Meloni e Stellantis: durante il futuro tavolo, Salvini farà di tutto per impedire i licenziamenti, ha detto. “Faremo di tutto per impedirli, soprattutto perché si tratta di tagli ipotizzati da chi ha decine di milioni di stipendio annuo”. L’azienda “deve rispettare i miliardi di euro che i contribuenti italiani negli anni hanno dato a quella che era Fiat e oggi si chiama Stellantis. Non puoi prendere miliardi e miliardi di euro di contributi pubblici e poi chiudere in Italia per scappare all’estero”. Nel mirino del leader della Lega, il ceo Carlos Tavares. Dopo la cui audizione in Parlamento s’è scatenato il pandemonio. Ora si cerca una risposta dal presidente John Elkann. In parallelo, si chiede l’intervento di Palazzo Chigi. In discussione il rilancio dei siti produttivi in Italia, ora in bilico perché la domanda in generale va male e perché il Gruppo euroamericano proprio non riesce a rialzarsi. Crisi delicatissima, con profit warning.

Parla il ministro Urso

D’intesa con Stellantis, “abbiamo istituito un tavolo specifico che ha un programma di lavoro. È mia intenzione convocare il tavolo oggi” (per data da destinarsi) “cosicché si possa entrare nel vivo delle richieste che il sistema Italia nella sua unanimità ha fatto a questa multinazionale”: così il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. “Da tutti giunge unanime la richiesta a Stellantis di investire nel nostro Paese per dare orgoglio al Made in Italy dell’auto e noi sappiamo che si può fare”. Per il titolare del dicastero, “la risposta deve venire da loro, perché un’azienda multinazionale può, e deve, contribuire allo sviluppo e al mantenimento della filiera dell’auto nel nostro Paese”.

Stellantis e una cinese: chi cerca trova

In passato, il governo mirava a un milione di mezzi l’anno prodotti da Stellantis in Italia per il 2030. Ora, visto che le cose vanno malissimo, si punta anche (o solo, chissà) a una Casa cinese. Dongfeng pone condizioni pesantissime. Ci sarebbe Chery. Ma è da capire che cosa chieda in cambio: in fatto di burocrazia, contrattazione collettiva, tasse, sviluppo delle elettriche, incentivi, siamo un Paese molto problematico. 

Sciopero di dubbia utilità

Venerdì 18 ottobre, si è svolto a Roma lo sciopero dei lavoratori Stellantis. Contro calo della produzione, ricorso alla cassa integrazione e stretta sugli investimenti nel Paese. Considerano la paralisi di alcuni stabilimenti, non è che la protesta abbia fatto tanto male al Gruppo. La prima manifestazione unitaria di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm dal 1994 aveva come obiettivo chiedere certezze sull’occupazione e sul rilancio dell’industria auto nostrana, con più soggetti nel mirino: azienda e politica.

È una delicatissima situazione di stallo. Abbiamo un’azienda che vende pochissimo e deve bloccare i siti produttivi per non affollare ancor più i piazzali di macchine non immatricolate. Le elettriche sono detestate da tutti in Europa, specie in Italia. Le termiche costano e magari i loro prezzi si alzeranno per evitare le multe Ue abbassando la media delle emissioni. Come se ne esce? Nel frattempo, Stellantis scende ancora in Borsa, e si registrano vendite dei suoi titoli.

sciopero stellantis

Io ho dato a te, ora tu dai a me

Intanto, c’è il ricorso alla cassa integrazione ordinaria dal 14 al 27 ottobre nello stabilimento di Atessa e dal 14 al 20 ottobre a Termoli: per il rallentamento del mercato. Insomma, se le auto non si vendono, è inutile produrle. L’annuncio segue gli stop alla produzione programmati dall’azienda per novembre a Pomigliano d’Arco, Termoli e Pratola Serra. Rammentiamo che in Parlamento Tavares ha chiesto incentivi, ricevendo (dopo l’audizione) il no di Salvini e di altri. Lo stesso vicepremier e Urso sono chiari: “Stellantis dia all’Italia ciò che l’Italia ha dato alla Fiat in questi decenni. Investa da noi e mantenga l’occupazione”.  

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