L’eventuale annullamento del divieto ai motori a combustione previsto dall’Unione Europea (Ue) per il 2035 potrebbe comportare un aumento significativo dei costi per gli automobilisti europei. Secondo un’analisi condotta da Greenpeace, i consumatori potrebbero vedersi gravare sulle spalle un incremento compreso tra il 6% e il 20% delle spese legate all’acquisto e all’utilizzo di carburanti tradizionali, con un impatto medio che potrebbe arrivare fino a 285 euro in più all’anno per veicolo.
Su scala europea, l’organizzazione ambientalista stima che l’aumento complessivo dei costi potrebbe superare diverse centinaia di miliardi di euro, mettendo in luce le conseguenze economiche di un eventuale ripensamento politico sulla transizione verso l’elettrico.

Il motivo principale di questo incremento risiede nella necessità di rispettare gli obiettivi climatici comunitari. Nel caso in cui l’Ue rinunciasse al divieto dei motori a combustione, si dovrebbe infatti fare maggiore affidamento sugli e-fuel, carburanti sintetici realizzati in modo sostenibile ma molto più costosi rispetto ai combustibili tradizionali. La produzione degli e-fuel richiede infatti ingenti quantità di energia, rendendone l’impiego su larga scala oneroso per consumatori e industria.
Greenpeace ha basato le proprie valutazioni anche su uno studio commissionato dall’industria petrolifera europea, che ha analizzato l’andamento dei prezzi dei carburanti negli ultimi anni, confermando la sostenibilità economica complessa di una transizione ritardata.
La possibilità di rimandare lo stop Ue ai motori a combustione ha suscitato un fronte compatto tra politica e industria automobilistica. Durante l’apertura del Salone IAA Mobility, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito il divieto come un “errore dal punto di vista economico” se imposto unilateralmente, mentre Hildegard Müller, presidente della VDA, ha chiesto una revisione realistica della politica europea per garantire una transizione sostenibile e fattibile del settore auto.

Greenpeace mette in guardia sulla reale disponibilità degli e-fuel. Questi carburanti sintetici sarebbero destinati anche ad altri settori energivori, come il trasporto marittimo e aereo, e non è chiaro se la produzione possa soddisfare la domanda delle auto private a costi accettabili.
Attualmente, la Commissione Europea sta consultando i principali produttori automobilistici del continente per valutare le sfide tecnologiche ed economiche connesse al divieto di nuovi motori a benzina e diesel dal 2035. Molte, troppe, (ancora) le incertezze.