Le ibride plug-in (PHEV) inquinano tre volte più di quanto dichiarato, secondo uno studio indipendente

Natale LiVecchi Autore Auto
auto elettrica

In tutti questi anni le ibride plug-in, note anche come PHEV, sono state vendute come soluzione ponte prima dell’effettivo passaggio alla mobilità esclusivamente elettrica, proponendo un modello che è stato anche presentato come fortemente rispettoso dell’ambiente. Ma ora alcuni test su alcuni dei modelli più venduti in Europa condotti dall’organizzazione non governativa europea, Transport & Environment, hanno dimostrato che in realtà emettono molta più CO2 di quanto effettivamente diffuso dai costruttori. La stessa organizzazione chiede quindi di revocare gli incentivi o le esenzioni fiscali e i benefici economici destinati alle vetture ibride plug-in che vengono vendute in Europa.

Già due anni fa, Transport & Environment aveva scoperto che la tecnologia alla base delle ibride plug-in PHEV faceva emettere più CO2, sulle lunghe distanze, di quanto pubblicizzato dai costruttori. Secondo l’organizzazione, i test indipendenti effettuati lo confermano e chiedono a Paesi come la Germania di porre fine ai privilegi fiscali garantiti alle ibride plug-in, che secondo T&E costeranno più di 1.200.000 euro pubblici solo in questo Paese nel corso dei prossimi due anni. Lo studio dimostra che, sebbene questi veicoli siano in grado di guidare anche in modalità completamente elettrica, in pratica sono meno efficienti di quanto pubblicizzato dai costruttori in termini di emissioni di CO2. Nello specifico, alcuni nuovi test hanno permesso di dimostrare che, ad esempio, una BMW Serie 3 Touring ibrida Plug-in Hybrid emette tre volte più CO2 di quanto indicato dal costruttore tedesco, anche quando si inizia un viaggio con una batteria completamente carica.

BMW Test T&E
La BMW Serie Touring Plug-in Hybrid testata da Transport & Environment

Le ibride plug-in analizzate da Transport & Environment, tramite il Politecnico di Graz, inquinano fino a tre volte di più rispetto ai valori dichiarati

Gli incaricati di portare a termine i test di Transport & Environment sono stati i tecnici del TU Graz (il Politecnico di Graz, ndr), che hanno effettuato una serie di test su un tipico percorso suburbano attraverso la città e dintorni.

Tra i modelli utilizzati per i test, quelli che hanno ottenuto i migliori risultati sono stati la Peugeot 308 e la Renault Megane E-Tech dal momento che accanto alla BMW Serie 3 Touring Plug-in Hybrid sono stati analizzati questi due modelli. Ma nonostante la distanza percorsa sia risultata relativamente breve, pari ad un tragitto di 55 chilometri, e la batteria carica a disposizione, hanno comunque emesso rispettivamente il 20% e il 70% in più rispetto a quanto specificato dal costruttore in relazione al ciclo di verifica WLTP delle loro ibride plug-in.

PHEV
Dati e immagine di Transport & Environment

Nella guida urbana, la Peugeot 308 disponeva del 53% della sua autonomia in elettrico complessiva pubblicizzata dal costruttore con una singola carica, mentre la BMW Serie 3 Touring Plug-in Hybrid disponeva del 74% del totale. Solo la Renault Megane E-Tech poteva contare sull’autonomia elettrica omologata dal costruttore. Tuttavia, secondo Transport & Environment “potendo contare su un’autonomia di soli 50 chilometri con una sola ricarica e senza ricarica rapida, la Renault avrà un uso limitato negli spostamenti giornalieri che superano quel valore di autonomia”. In Germania, sette ibride plug-in nuove su dieci sono immatricolate come auto aziendali. La BMW Serie 3 è al terzo posto tra i modelli più popolari.

Nel caso delle aziendali, raramente vengono ricaricate le batterie

Secondo Transport & Environment, la ricerca conferma che le ibride plug-in aziendali percorrono la maggior parte dei loro chilometri utilizzando il propulsore tradizionale e piuttosto raramente ricaricano le batterie. Nei test con batteria scarica, i modelli di BMW, Peugeot e Renault testati dall’organizzazione hanno emesso da cinque a sette volte di più le emissioni di CO2 dichiarate.

Uno dei problemi delle auto aziendali è che le aziende stesse pagano i costi del carburante dei propri dipendenti, ma il pagamento del costo della ricarica non è ancora previsto. Quindi è più economico per i dipendenti continuare a utilizzare la modalità tradizionale. Un circolo vizioso che si concluderà con un cambio di tassazione o con l’evoluzione delle politiche aziendali che spingono i propri dipendenti a ricaricare le batterie delle auto con qualche beneficio. Qualcosa di cui beneficeranno le aziende stesse che potranno abbattere i costi di esercizio delle loro flotte e contribuirà anche a ridurre le emissioni inquinanti.

PHEV
Dati e immagine di Transport & Environment

Transport & Environment aggiunge anche che i Paesi europei hanno speso circa 350 milioni di euro nel 2022 per sovvenzioni utili all’acquisto di ibride plug-in a marchio BMW, Peugeot e Renault. Mentre la Germania, che è responsabile della maggior parte delle sovvenzioni europee, ha rimosso gli incentivi per le PHEV a partire dal 2023, altri Paesi europei, come la Spagna, intendono continuare a sostenere le vendite di ibride plug-in nonostante l’ampia mole di prove che dimostrano che queste auto non riescono a fornire i benefici promessi in termini di emissioni.

L’efficacia delle vetture ibride plug-in dipende in gran parte da come vengono utilizzate. Se usati correttamente, possono essere una soluzione interessante per gli automobilisti che non sono ancora pronti per fare il salto verso una mobilità elettrica pulita al 100%.

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