Le terre rare della Cina tengono sotto schiaffo l’auto in Europa e USA

Le restrizioni cinesi sulle terre rare potrebbero bloccare la produzione delle Case auto in Europa e USA.
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L’Unione Europea e gli USA se la sono cercata, puntando sulla globalizzazione e sull’auto elettrica: adesso dipendono in gran parte dalla Cina, che – in piena era di dazi feroci – potrebbe dare un stretta in tema di terre rare. L’allarme, riporta la Reuters, arriva dal mondo yankee. Si respira aria di imminente carenza di magneti provenienti dal Celeste Impero utilizzati ovunque: motorini dei tergicristalli, sensori dei freni antibloccaggio, trasmissioni automatiche, corpi farfallati, alternatori, motori, sensori, cinture di sicurezza, altoparlanti, luci, dispositivi servosterzo e telecamere. Questo potrebbe costringere alla chiusura varie fabbriche automobilistiche entro poche settimane. 

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In rappresentanza di General Motors, Toyota, Volkswagen, Hyundai e altre importanti società automobilistiche, parlano l’amministratore delegato dell’Alliance for Automotive Innovation, John Bozzella, e il capo di MEMA (Vehicle Suppliers Association), Bill Long: “Senza un accesso affidabile a questi elementi e magneti, i fornitori del settore automobilistico non saranno in grado di produrre componenti automobilistici critici. Nei casi più gravi, ciò potrebbe comportare la necessità di ridurre i volumi di produzione o persino la chiusura delle linee di assemblaggio dei veicoli”.

Cosa dice Bosch

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Bosch ha dichiarato questa settimana che i suoi fornitori sono stati ostacolati dalle procedure più rigorose della Cina per ottenere le licenze di esportazione. Un portavoce ha descritto il processo come complesso e dispendioso in termini di tempo, in parte a causa della necessità di raccogliere e fornire numerose informazioni.

La potenza della Cina

Bozzella ha osservato che la questione automobilistica era all’ordine del giorno durante i colloqui tra il Segretario al Tesoro Scott Bessent e il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Jamieson Greer, con le loro controparti cinesi a Ginevra all’inizio di questo mese.

Greer ha dichiarato venerdì alla CNBC che la Cina aveva accettato di revocare le restrizioni sulle esportazioni di magneti in terre rare alle aziende statunitensi e non si stava muovendo abbastanza rapidamente per garantire l’accesso alle principali industrie statunitensi. “Non abbiamo visto il flusso di alcuni di quei minerali critici come avrebbe dovuto essere”. 

ricarica
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Il Dragone, che controlla oltre il 90% della capacità di lavorazione globale dei magneti utilizzati in ogni settore, dalle auto e dai caccia agli elettrodomestici, ha imposto restrizioni a inizio aprile 2025, imponendo agli esportatori di ottenere licenze da Pechino. Ora pare che sia in ballo un giro di vite ulteriore. Le esportazioni di magneti in terre rare dal Celeste Impero si sono dimezzate ad aprile, poiché le aziende hanno dovuto affrontare una procedura di richiesta di permessi poco trasparente, che a volte richiede centinaia di pagine di documenti. In un post sui social, il presidente USA Donald Trump ha accusato il Regno di Mezzo di aver violato i termini di un accordo raggiunto questo mese per ridurre temporaneamente i dazi e altre restrizioni commerciali. L’ambasciata cinese a Washington ha risposto affermando che erano gli Stati Uniti ad abusare dei controlli sulle esportazioni nel settore dei semiconduttori. 

Dragone inarrivabile

Addirittura un terzo della produzione proviene da una singola miniera, Bayan Obo, nella Mongolia Centrale. La quota di mercato cinese schizza all’85% nella fase successiva della filiera, quella della separazione delle terre rare.

Per tre motivi.

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1) La Cina possiede un terzo delle riserve mondiali, grazie a condizioni geologiche favorevoli e al clima umido.
2) C’è la possibilità di ricavare terre rare come sotto-prodotto ha in passato incentivato lo sfruttamento di tali depositi.
3) Ci sono sussidi statali diretti e indiretti con la presenza di bassi standard ambientali e sociali che hanno favorito l’immissione sul mercato di terre rare a basso costo, rendendo sempre meno competitor.

Meno di 40 anni fa, il Celeste Impero ha annusato il business, mentre negli ultimi 10 anni l’Occidente ha dormito. Sentiamo nel 1987 l’allora leader della Repubblica Popolare Cinese Deng Xiaoping: “Il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le terre rare”.

La questione è controversa, ma per semplificare con terre rare ci riferiamo a metalli, a 17 elementi chimici: lo Scandio, l’Ittrio e altri 15 metalli lantanoidi. I nomi sono: Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio. La rarità non è tanto dovuta alla scarsa disponibilità, quanto alla enorme difficoltà di lavorazione ed estrazione del minerale puro. 

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