Guerra dei tubi di scarico, contropiede disordinato sulle decisioni di Bruxelles

Bruxelles sogna ancora un futuro a zero emissioni, l’industria europea, in maggioranza, sogna piuttosto zero vincoli.
sede bruxelles ue sede bruxelles ue

A Bruxelles si sta surriscaldando un vecchio motore, quello del dibattito sulle emissioni di CO2. Tre anni fa, dopo trattative infinite e qualche mal di testa politico, l’Unione europea aveva deciso di tagliare drasticamente le emissioni delle nuove auto: meno di 50 grammi di CO2 al chilometro entro il 2030 e zero assoluto dal 2034. Un obiettivo ambizioso, qualcuno direbbe “marziano”, ma teoricamente raggiungibile se tutto fosse andato secondo i piani dei sogni. Non è andata bene.

Advertisement

L’ACEA, la potentissima associazione dei costruttori europei, ha deciso di alzare la voce. Secondo il direttore generale Sigrid De Vries, gli obiettivi fissati per il 2030 e 2035 “non sono più realistici”. Servono meno divieti e più flessibilità. L’ACEA ha anche presentato un documento di venti pagine in cui chiede di ammorbidire le regole, dare spazio ai carburanti sintetici e ridare dignità ai plug-in hybrid, quegli ibridi che nessuno voleva ma che improvvisamente tornano utili. Ovviamente, non tutti applaudono e il fronte di associazioni e costruttori è abbastanza spezzettato.

auto elettrica in carica
Advertisement

L’associazione ambientalista Transport & Environment (T&E) accusa l’ACEA di voler “trasformare gli obiettivi climatici in formaggio svizzero”. Secondo i loro calcoli, se passassero le proposte dell’industria, la quota di auto elettriche nel 2035 crollerebbe di un buon 25%. E a quel punto addio alla transizione ecologica, o almeno al suo calendario.

La Commissione Europea ha già annunciato che entro fine anno rivedrà gli obiettivi del 2035, ma nessuno sa ancora se Bruxelles deciderà di allentare la presa o tirare dritto. Intanto, tra le capitali europee, soprattutto Berlino, si avverte un certo fermento politico: il governo tedesco potrebbe essere tentato di appoggiare un compromesso “soft”, per salvare sia l’ambiente che i conti delle case automobilistiche.

von der leyen, presidente commissione ue

Il dibattito è rovente. C’è chi, come Audi, difende l’elettrico come “tecnologia migliore” e chi, come BMW e Mercedes, lo considera un percorso imposto dall’alto e troppo rigido. Bruxelles, però, sogna ancora un futuro a zero emissioni, l’industria europea sogna piuttosto zero vincoli. E in mezzo ci siamo noi, sulla soglia della disobbedienza climatica.