La Cina si appresta a divorare l’Europa con le ibride plug-in nel 2026: perché

Cambiamenti normativi arriveranno a gennaio 2026 nell’UE con un nuovo modo di calcolare le emissioni di CO2: la Cina è pronta, le Case europee molto meno.
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Dopo il trionfo nel campo delle auto elettriche, la Cina vuole vincere anche con le ibride plug-in. Arriva l’inatteso e involontario aiuto dell’Unione Europea, che nel 2026 potrebbe cambiare le regole permettendo al Dragone di divorare il Vecchio Continente. Oggi il test ufficiale sulle emissioni si basa su una distanza di circa 800 km, che gioca fortemente a favore delle PHEV: parte di quella distanza è percorsa elettricamente, ottenendo eccellenti (e spesso poco realistici) risultati di CO2. Dal 2026, la distanza di prova sarà forse aumentata a 2200 km: i risultati rifletteranno molto meglio la guida reale.

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PHEV cinese ultra tecnologico: spettacolo

Le PHEV con batterie piccole esauriranno la portata elettrica molto prima: tipicamente le macchine ibride plug-in europee. Che funzioneranno principalmente con il motore a combustione dopo un tot km, con conseguenti emissioni molto più elevate. Molte PHEV europei attuali potrebbero improvvisamente diventare non competitive: emissioni troppo alte. I produttori dovranno installare batterie più grandi o rimuovere alcuni modelli dalle loro gamme. Con costi maggiori e listini superiori. Nel frattempo, le  PHEV cinesi – con batterie più grandi, autonomia elettrica reale più lunga e maggiore efficienza – non avranno bisogno di una riprogettazione importante per rispettare le nuove regole. Sono già allineati a ciò che l’UE sta per imporre. BYD su tutti, ma non solo. In quanto alle Case UE, a nostro avviso solo BMW regge la concorrenza cinese sotto diversi punti di vista.

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Paradosso Europa: prima le BEV cinesi, ora le PHEV cinesi

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Nel 2019, col Green Deal auto elettrica e il ban termico 2035, il suicidio pro Cina: errore, mossa involontario. Adesso un altro sbaglio in buona fede. Errare è umano, perseverare diabolico. Sbarcano regolamenti che ancora una volta colpiscono maggiormente i produttori europei aprendo allo stesso tempo spazi ai marchi cinesi per guadagnare ancora più terreno.

E se arrivassero i dazi UE sulle PHEV cinesi?

L’Unione Europea si trova in una posizione paradossale: rischia di offrire un involontario vantaggio competitivo ai produttori cinesi di PHEV, che hanno già adottato batterie più grandi e autonomie elettriche superiori. Per evitare che questo autogol normativo si traduca in una perdita definitiva di quote di mercato, l’UE potrebbe applicare dazi alle PHEV cinesi. Come i dazi sulle BEV Made in China. E accelerare i programmi di sostegno all’industria automobilistica interna. Questo include il sostegno finanziario e normativo per la rapida riprogettazione dei modelli PHEV europei, in particolare per l’integrazione di pacchi batteria più grandi e sistemi di gestione dell’energia più efficienti, necessari per superare il nuovo test di 2200 km. Serve il potenziamento immediato della catena di approvvigionamento delle batterie in Europa (European Battery Alliance), riducendo la dipendenza dalle importazioni cinesi di componenti chiave.

Si può sempre mantenere un approccio aperto a diverse soluzioni di decarbonizzazione, includendo in modo più esplicito anche i biocarburanti, gli e-fuel e i motori termici di ultima generazione (Euro 7 e successivi): ne parlerà Bruxelles il 10 dicembre 2025.