Pechino chiude ancora i rubinetti delle terre rare, l’oro dell’industria auto elettriche

La Cina controlla circa il 58% dell’estrazione mondiale di terre rare e addirittura il 92% della produzione dei prodotti derivati.
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La Cina ha deciso di stringere ulteriormente le maglie sul controllo delle terre rare, e la notizia ha già fatto tremare mezzo mondo industriale. Il Ministero del Commercio di Pechino ha annunciato nuove misure che obbligheranno gli esportatori stranieri di prodotti contenenti terre rare cinesi a ottenere una licenza di esportazione. Non solo. Anche la condivisione di tecnologie legate all’estrazione, alla lavorazione, alla produzione di magneti e al riciclo dei minerali sarà vietata senza un’autorizzazione specifica.

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La Cina vuole dunque tenere stretti i gioielli di famiglia e decidere chi può beneficiarne, e a quali condizioni. Questi elementi, dal nome curioso e dall’importanza cruciale, le terre rare appunto, sono il cuore pulsante di molte delle tecnologie moderne, a partire dalle auto elettriche. Nei motori a eccitazione permanente (PSM), metalli come neodimio, praseodimio, disprosio e terbio rendono possibili magneti estremamente potenti, resistenti al calore e, in sostanza, capaci di far sfrecciare le elettriche con efficienza e autonomia da record. Senza di loro, i motori compatti e performanti diventerebbero un miraggio.

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Ma le terre rare non servono solo a far muovere le auto in silenzio. Queste si nascondono anche nei sistemi di servosterzo, nei fari laser, nei chip, nei condensatori e negli smartphone di tutto il mondo. In pratica, sono l’ingrediente segreto del progresso tecnologico, e la Cina lo sa bene.

Già ad aprile, in risposta a una disputa commerciale con Washington, Pechino aveva imposto un divieto di esportazione su 6 delle 17 terre rare più strategiche. Il blocco è stato poi parzialmente revocato a giugno, ma con condizioni così rigide da far capire che non si è trattato di una semplice minaccia. Ora, le nuove norme sembrano confermare la strategia che prevede, senza troppi fronzoli, di proteggere gli interessi nazionali e consolidare il dominio industriale.

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Secondo il Supply Chain Intelligence Institute Austria (ASCII), la Cina controlla circa il 58% dell’estrazione mondiale di terre rare e addirittura il 92% della produzione dei prodotti derivati. Sostanzialmente, il resto del mondo dipende da Pechino come un’auto elettrica dalla sua batteria carica. E mentre le case automobilistiche occidentali cercano disperatamente fonti alternative, la Cina si gode la scena da protagonista.