L’Ue potrebbe non aver smesso con i piani che presentano nomi accattivanti con tanto di ammissione pubblica dei propri errori. Stavolta, a prendere la parola è stata Ursula von der Leyen, annunciando al Berlin Global Dialogue la nascita di RESourceEU, una nuova iniziativa nata con l’intento, tra i principali, di ridurre la dipendenza del continente dalle forniture cinesi di terre rare e materiali critici.
Il deja-vù è servito. Nel 2022 il progetto gemello REPowerEU mobilitava 225 miliardi di euro per affrancare l’Ue dal gas russo, ma oggi l’attenzione si sposta con urgenza sul litio, il nichel, il cobalto e, naturalmente, le terre rare, tutti elementi fondamentali per la transizione verde e digitale, dalla produzione di chip a quella delle batterie.

La presidente della Commissione ha parlato, senza mezzi termini, di una “chiara accelerazione e intensificazione” nell’uso delle interdipendenze economiche come strumenti di pressione geopolitica, un modo elegante per dire che Pechino, che ha recentemente imposto restrizioni all’esportazione, con l’Europa che sembra essersene accorta in ritardo, sta lasciando l’Ue praticamente a secco.
L’obiettivo del nuovo piano, il RESourceEU, è quindi quello di “mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento europee” e garantire una parvenza di autonomia all’industria del continente. Il piano si muoverà su tre direttrici principali.
La prima, più “verde” e forse utopistica, è il potenziamento della circular economy, con un recupero sistematico delle risorse già incastonate nei prodotti in disuso, trasformando i cassonetti in miniere. La seconda, più pragmatica, prevede la sottoscrizione di accordi strategici con una serie di Paesi, dall’Ucraina all’Australia, dal Canada alla Groenlandia, passando per Kazakistan, Uzbekistan e Cile, per un tentativo globale di diversificare le fonti di approvvigionamento. Infine, Bruxelles intende rafforzare la capacità di raffinazione interna, oggi quasi interamente concentrata in Asia.

Il paradosso finale è che, pur ribadendo la volontà di mantenere aperto il dialogo con la Cina, la Commissione non esclude di ricorrere, se necessario, agli strumenti di difesa commerciale dell’Ue, come l’Anti-Coercion Instrument.
L’ammissione finale: “L’Europa non può ripetere gli errori commessi con l’energia. Abbiamo imparato la lezione e ora stiamo costruendo un sistema più resiliente per le materie prime essenziali”. Con RESourceEU, l’Ue si illude di garantire all’industria europea, dalla mobilità elettrica all’aerospazio, una base solida per competere, ma servirà scavare molto in profondità.
