Adesso, tramite il quotidiano economico Handelsblatt, il CEO svedese Mercedes Ola Källenius critica l’UE per il ban termico 2035: ritiene che l’Europa andrebbe dritto contro un muro se insistesse con il divito di macchine a benzina e diesel. Ha ragione? Sì, secondo noi. Ma a nostro avviso questa protesta sia della Casa tedesca sia di altri costruttori rischia di essere tardiva.
Un passo indietro
Il ban termico 2019 Green Deal UE andava contestato meglio sei anni fa. Adesso, le cose si fanno difficili. Ci sarà la revisione programmata del 2026, ma le lobby verdi UE sono potentissime, e la partita è molto complicata. Ci sono Gruppi auto con un futuro che ha la forma del punto di domanda gigantesco, l’indotto con almeno 80.000 tagli, disoccupazione a catena, la Cina che ci mangia vivi con l’elettrico in Europa. Più i dazi USA e il Dragone occupato dai marchi cinesi. Källenius auspica oggi un “bagno di realtà”, sostenendo che l’automotive è una tempesta spaventosa.

Flotte elettriche
I gruppi di potere green – dopo il flop elettrico dei privati che stanno alla larga da macchine care e scomode – cercano l’obbligo di flotte elettriche. Il pericolo è che aziende e società di noleggio non comprino più nulla. In parallelo, i consumatori faranno fuori tutte le macchine a benzina e diesel entro il 2035: c’è il divieto di vendita, non di circolare.
I mille progetti UE sono andati in frantumi: gigafactory (vedi la fine di Northvolt), ecobonus di lunga durata, colonnine ovunque, protezione degli addetti. Adesso, la situazione è disperata e – a 10 anni dal divieto – le prese di posizione dei CEO appaiono tardive. La soluzione tecnologicamente neutra di cui si parla da anni non viene mai applicata.
Si va un po’ alla cieca, in modo disordinato: Case che avevano detto “tutto elettrico”, adesso fanno marcia indietro verso i motori a benzina. Potessero, se non ci fossero i limiti regionali, magari punterebbero ancora sui diesel.
Multe: pasticcio immediato, parziali rimedi al rallentatore
Di recente, l’UE ha stabilito che non ci siano più multe annuali di 16 miliardi di euro nel 2026 (per le Case troppo inquinanti nel 2025): sì a un calcolo su base triennale da fare alla fine del 2027. Un pannicello caldo. Infatti, i Gruppi devono comunque accantonare un mucchio di denaro, da non investire nella ricerca e nello sviluppo. In alternativa alla sanzione, possono dare soldi ai nemici dell’UE, ossia Musk con Tesla e i cinesi: acquisto di crediti green. Restano i vincoli che impongono loro una soglia di 95 grammi di CO2 per chilometro percorso. “La flessibilità di oggi dimostra che abbiamo ascoltato, compreso le preoccupazioni” del mondo dell’industria automobilistica europea: “Stiamo prendendo provvedimenti per affrontarle, mantenendo al contempo i nostri obiettivi di zero emissioni”, ebbe a dire commissario per il Clima, Wopke Hoekstra. La risposta di Luca de Meo, all’epoca CEO Renault: ormai è tardi.