Williams Todts, direttore esecutivo Transport & Environment, si scaglia contro Mercedes in fatto di auto elettrica. Alla fine del 2021 – dice il capo dell’influente associazione green -, la Casa tedesca era per il tutto full electric e per il ban termico. Ora invece Stoccarda “guida l’assalto della lobby dell’auto all’obiettivo UE 2035”. La società “era terribilmente in ritardo nella transizione ai veicoli elettrici: per anni non ha avuto nulla da offrire. Poi hanno cercato di recuperare”. Infine, i teutonici si sono tirati indietro.
T&E si scaglia contro Mercedes per l’auto elettrica: il CEO Källenius nel mirino
Todts ce l’ha con Ola Källenius, CEO Mercedes. Che “sta facendo causa alla Commissione europea per i dazi UE anti elettriche Made in China e vendite in UE. Questo deve avergli fatto guadagnare un po’ di credito a Pechino. Ma Källenius ha davvero gli interessi dell’Europa in cima alla sua lista di priorità?”. La pesante allusione di Transport & Environment: “Immaginate che vincano questa causa e costringano l’UE a cedere le tariffe attraverso i tribunali a questo punto della storia: forse un bene per la Mercedes, sicuramente non per l’UE”.
Esistono solo le BEV
T&E punta alle sole BEV nel 2035 in UE: zero PHEV ibride ricaricabili né EREV né altro. “Källenius vuole che l’UE scommetta su tutto, compresi gli e-fuels e i biofuels. Ciò creerebbe un’enorme confusione”. Terzo: “Le sciocchezze sui crediti sarebbero un incubo burocratico da amministrare”.

I guai di Mercedes
E ancora T&E: “Mercedes ha alcuni problemi: vendite più basse, i loro veicoli elettrici che non vanno bene, prezzo delle azioni deludente, il fiasco del design EQS. Quindi capisco Källenius. Ma l’idea che l’Europa possa riguadagnare competitività tirandosi indietro dalla corsa ai veicoli elettrici è semplicemente ridicola e dovrebbe essere respinta”. Nessuna risposta ufficiale di Ola Källenius, CEO Mercedes.
Retromarcia Mercedes
L’Europa deve cambiare se vuole essere verde e competitiva, dice l’amministratore delegato di Mercedes all’Economist. Viene usata la metafora dello spazio. Il Green Deal europeo avrebbe dovuto rappresentare il momento uomo sulla Luna dell’Europa. Mira a un continente a impatto climatico zero entro il 2050, per conciliare la sfida di mantenere un’economia competitiva con le esigenze del nostro pianeta. Ora, dobbiamo evitare di perderci nello spazio.
Dramma elettrico UE: flop totale
Nel 2021, sotto la guida di Källenius, Mercedes ha annunciato un’accelerazione della sua strategia di elettrificazione, con l’obiettivo di diventare “electric-only” entro il 2030, laddove le condizioni di mercato lo avrebbero permesso. La gamma EQ vincente prima del 2035 quindi. Più di recente, il capo della società teutonica ha rivisto questa strategia, ammettendo che il target di essere completamente elettrici entro il 2030 era troppo ambizioso: piano “parcheggiato”. L’azienda continuerà a produrre veicoli con motori a combustione interna e ibridi anche oltre il 2030, fino a metà del decennio. Perché? C’è un’adozione di BEV più lenta del previsto in alcuni mercati, in particolare quelli emergenti. Si sente la necessità di investire sia nelle tecnologie elettriche sia in quelle a combustione per soddisfare le richieste dei clienti. La transizione sarà una “maratona, non uno sprint”.
L’elettrico morde anche chi fa supercar: gli straricchi di famiglia esigono il rombo del benzina. Così abbiamo i privati che non si filano di striscio le BEV, le aziende che neppure vogliono vederle. Restano la Francia col suo anomalo e inutile – anzi dannoso – leasing elettrico sociale (mentre l’economia va a rotoli) e i gruppi di potere ultra verdi che mirano all’obbligo di flotte elettriche a carico delle società.
Come tanti altri Gruppi auto: il ripensamento
Aggiungiamo noi che un po’ tutti i Gruppi auto che ieri facevano le termiche hanno scommesso sull’elettrico. Una volta visto che il full electric è al 15% in UE, la retromarcia. Con conseguenze nefaste di vario genere, giacché nel frattempo le lobby green sono diventate ancora più potenti e influenzano in maniera decisiva Bruxelles. D’altra parte, il prezzo dell’elettricità è stellare in quanto l’UE non compra più il gas russo di basso costo e alta qualità, mentre le colonnine sono pochissime.
Un rapporto trimestrale Acea costruttori UE fa la foto della situazione: i pochi progressi nelle reti e nelle infrastrutture ostacolano ancora la transizione a zero emissioni. La lenta diffusione delle energie rinnovabili per problemi di autorizzazione e investimenti, e la copertura delle colonnine disomogenea, in particolare tra aree urbane e rurali, sono un muro. Gli obiettivi nazionali spesso trascurano queste lacune regionali, limitando l’accesso effettivo e rallentando i progressi in diversi Paesi. Per garantire progressi sufficienti, il rapporto sottolinea la necessità di investimenti mirati, flessibilità normativa e un monitoraggio continuo degli indicatori chiave.
Ricarica sciocca
Inoltre, la rete non è pronta per la ricarica intelligente. Sebbene la penetrazione dei contatori smart sia alta in diversi Paesi, come Spagna, Italia e Paesi scandinavi, altri, tra cui Germania, Ungheria, Polonia e Belgio, hanno ancora una quota molto bassa di contatori intelligenti installati. Solo il 12% dei veicoli disponibili sul mercato europeo è pronto per il V2G, mentre l’obiettivo richiede una quota del 50%. La tariffazione dinamica dell’elettricità è attualmente diffusa solo in Norvegia, Estonia, Finlandia e Svezia. Nella maggior parte degli altri Paesi europei, i contratti di elettricità a prezzo fisso rimangono lo standard. Inoltre, molti Paesi non hanno un quadro normativo solido per la flessibilità della domanda. Circa la metà dei Paesi applica ancora una doppia tassazione sullo stoccaggio di energia elettrica, ostacolando ulteriormente i progressi in questo settore.
Cina in fuga, con tanti saluti ai verdi UE
La Cina rappresenta più di tre quarti della produzione globale di batterie. Le batterie cinesi sono dal 20% al 30% più economiche di quelle prodotte in Europa, il che è un fattore chiave alla base del costo inferiore dei veicoli elettrici del Celeste Impero rispetto alle loro controparti europee. I produttori europei faticano a competere con gli asiatici, come evidenziato dal recente fallimento di Northvolt.
Energia eolica e solare: miraggio
La maggior parte dei Paesi europei rimane lontana dal raggiungere i propri obiettivi di capacità eolica e solare per il 2030 stabiliti nei rispettivi Piani nazionali per energia e clima. Germania e Spagna guidano in termini di capacità assoluta, ma hanno raggiunto solo circa la metà dei loro obiettivi. Mentre Francia e l’Italia mostrano una crescita insufficiente. I Paesi Bassi si distinguono con circa il 73% del loro obiettivo raggiunto, e la Finlandia ha già superato il suo target. Molte nazioni sono ben al di sotto del 40%: c’è l’urgente necessità di un’implementazione più rapida delle energie rinnovabili. Sì, tuttavia mancano le risorse. A quanto pare nelle scorse ore l’UE si starebbe concentrando su ben altro.