BYD continua a correre più veloce di Tesla in Europa, e lo fa con un’accelerata degna di una supercar elettrica. Secondo i dati pubblicati dall’ACEA, il colosso cinese ha venduto a settembre tre volte il numero di auto nuove immatricolate un anno fa, consolidando ancora una volta il sorpasso sul rivale californiano.
Il risultato non è passato inosservato in un mercato europeo che sta vivendo una fase di trasformazione complessa, tra normative non troppo gradite ai costruttori del Continente, pressioni sui costi e una competizione serrata tra giganti occidentali e marchi cinesi.
Tesla, dal canto suo, ha registrato un tonfo del 36,6% nelle vendite, scendendo all’1,2% di quota di mercato, praticamente ormai dimezzata rispetto al 2023. BYD, invece, ha messo a segno un +201,3%, raggiungendo l’1,3% del mercato europeo: una piccola differenza percentuale, ma dal significato enorme in termini simbolici.

Il quadro generale del settore vede però anche un ritorno alla crescita per Stellantis, che archivia il primo segno positivo dopo oltre dodici mesi con un +2,2%. Merito soprattutto della domanda di ibride plug-in e veicoli elettrici a batteria, che insieme alle ibride tradizionali hanno raggiunto il 62,2% delle nuove immatricolazioni europee. Un dato impressionante se confrontato con il 52,8% di agosto 2024: più di sei auto nuove su dieci ormai hanno una presa elettrica da qualche parte. Anche Volkswagen e Renault registrano progressi, con un aumento rispettivamente del 4,8% e del 7,8% su base annua.
Intanto, un altro marchio cinese, SAIC Motor, proprietario di MG, non perde l’occasione per approfittare del vento favorevole. Ecco quindi che si registra un +59,4% nelle vendite, con una quota che da inizio anno tocca l’1,9%, sufficiente per piazzarsi nella top ten europea.

L’espansione dei brand asiatici, però, certamente, non è un fulmine a ciel sereno. I costruttori cinesi stanno giocando la carta delle ibride plug-in, una soluzione “ponte” che piace agli automobilisti europei più diffidenti e che, allo stesso tempo, riduce l’impatto dei dazi sull’import delle elettriche pure. Una strategia che, almeno per ora, sembra funzionare meglio della filosofia di Tesla, che continua a puntare quasi esclusivamente sul full electric.