La situazione produttiva di Stellantis in Italia continua a destare preoccupazioni. Secondo i dati divulgati dalla FIM Cisl, la produzione nei sei impianti italiani del gruppo automobilistico ha subito una contrazione del 27% nei primi sei mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024. Un segnale che non lascia spazio all’ottimismo e preannuncia un altro anno difficile per la filiera nazionale, dopo la significativa battuta d’arresto registrata lo scorso anno.
Il gruppo Stellantis è ora sotto la guida del nuovo CEO Antonio Filosa, in carica da giugno. A dicembre 2024 era stato presentato un ambizioso piano per rilanciare la produzione italiana, colpita da un mix di fattori molto destabilizzanti. Non si possono ignorare situazioni come la domanda fiacca in Europa, in particolare per i veicoli elettrici, i costi energetici elevati, la crescente pressione competitiva proveniente dalla Cina, e l’aggiornamento della gamma prodotto.

Si prevede ottimisticamente che i nuovi modelli, come la variante mild hybrid della Fiat 500, avranno un impatto rilevante sulla produzione solo dal 2026. Nel frattempo, la crisi in Stellantis si acuisce. “Sapevamo che il 2025 non avrebbe segnato la ripresa, ma non ci aspettavamo che sarebbe stato peggio del 2024,” ha commentato Ferdinando Uliano, leader della FIM Cisl, durante la presentazione del report trimestrale.
Nel primo semestre 2025, risultano prodotti da Stellantis circa 222.000 veicoli, di cui quasi 98.000 veicoli commerciali leggeri. Le stime sindacali prevedono una produzione totale annua intorno alle 440.000 unità, in ulteriore calo rispetto alle 475.000 del 2024, già considerate il livello più basso da settant’anni a questa parte. Nel 2023, il volume produttivo era più alto del 37%, segno evidente di una curva discendente costante.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha inquadrato questi numeri in un contesto più ampio di difficoltà che coinvolge l’intero comparto automobilistico europeo. “La responsabilità ricade sull’Unione Europea e su politiche industriali miopi che hanno imposto alle aziende target ambientali irrealistici,” ha dichiarato.
Intanto, Jean-Philippe Imparato, responsabile Stellantis per l’Europa, ha lanciato un monito che suona anch’esso preoccupante. Senza interventi, alcune fabbriche potrebbero chiudere a causa del rischio sanzioni legate al mancato rispetto degli obiettivi sulle emissioni di CO2. Il gruppo è atteso nelle prossime settimane per un aggiornamento strategico sul futuro della produzione in Italia. La speranza è che si passi presto dai piani alle azioni concrete.