Se i Gruppi auto hanno le mani nei capelli per l’auto elettrica flop in Europa, i fornitori piangono ancor più: è il caso di Valeo, colosso francese della componentistica, con le azioni in fortissimo ribasso. Si chiama demoniaca reazione a catena innescata dalle BEV. Esiste il ban termico 2035 con le multe di 16 miliardi a chi sgarra in questi anni, tutto in contrasto con la domanda di macchine a benzina e diesel. Risultato: si vende pochissimo, le BEV a prezzi ultra scontati e le macchine a combustione con listini elevati per far sì che il consumatore si orienti sui mezzi a batteria. Di riflesso, chi vive delle fortune delle Case si ammala, licenzia, chiude le fabbriche e se la passa davvero male. Non solo Valeo, tutti i fornitori di ogni segmento dell’indotto. Non ultimo, attenzione a giocherellare con le azioni che crollano, perché in economia ogni disgrazia porta altre sfortune pesantissime.
In questa catena, il primo anello è gigantesco: il gigante Gruppo Volkswagen, uno dei maggiori clienti di Valeo, ha rivisto al ribasso le sue previsioni di vendite e margini di profitto 2025. Coi dazi USA a peggiorare il quadro.
Numeri Valeo che destano profonda preoccupazione
Le azioni di Valeo sono scese di oltre il 16% nelle prime contrattazioni di oggi, dopo che il fornitore francese di ricambi auto ha ridotto le sue previsioni di vendita annuali di almeno un miliardo di euro. Quella parola, “almeno”, è brutta. Quando si precipita, s’inizia ad andare a spanne, il che certifica l’enorme incertezza. Pesano le immatricolazioni in rosso e l’indebolimento del dollaro. L’azienda francese – fa sistemi di assistenza alla guida – prevede un fatturato di circa 20,5 miliardi di euro quest’anno, in calo rispetto ai 21,5-22,5 miliardi di euro stimati in precedenza. L’amministratore delegato di Valeo, Christophe Périllat, ha dichiarato agli analisti che l’azienda raccoglierà i frutti di un programma di riduzione dei costi.

Fornitori , situazione delicatissima
Ma chi piange per davvero nel settore dei fornitori? Il dipendente. È lui che alla fine riceve le mazzate più forti. Se poi ha finanziamenti in ballo, sarà la banca a provvedere a riscuotere il dovuto una volta terminati gli eventuali aiuti sociali. Nella catena, il fornitore è il secondo anello, e per questo riceve le prime vere scosse di terremoto. Valeo stessa ha annunciato il taglio di oltre 1.000 posti di lavoro, di cui 868 solo in Francia e circa 150 in altri tre Paesi europei: Germania, Polonia e Repubblica Ceca. Ha inoltre comunicato la chiusura di due stabilimenti produttivi.
C’è il grido d’allarme lanciato da CLEPA, l’associazione che raggruppa i fornitori europei del settore automotive: annunciate decine di migliaia di licenziamenti dai principali fornitori europei, tra cui big come Robert Bosch, Continental e ZF. Questo numero è persino superiore ai licenziamenti effettuati nel biennio 2020-2021, in piena emergenza Covid. In dettaglio, ZF ha previsto il licenziamento di 12.000 dipendenti in Germania, Continental 7.150 a livello globale e Bosch 5.500. Nel complesso, l’industria della componentistica automotive in Europa ha perso oltre 30.000 posti di lavoro nel 2024, il doppio rispetto al 2023. L’automotive vive in una spirale: tutto questo per cosa, per una batteria auto elettrica con emissioni elevatissime? Paradosso.
Cosa dice l’Anfia: 100.000 l’anno in meno in Europa
L’Anfia (Associazione nazionale filiera auto) è precisa: rivela che circa 100.000 posti di lavoro sono andati persi nel 2024, e un numero ancora maggiore si sta aggiungendo nel 2025. Sollecita un’azione rapida per fermare questa emorragia”di posti di lavoro e competenze. In ballo il 7% del PIL europeo, 400 miliardi di euro di gettito fiscale, il 30% della ricerca privata annuale europea, oltre 13 milioni di posti di lavoro. La richiesta è la revisione urgente del regolamento CO2, considerandola non più un’opzione ma una necessità impellente. Deve diventare una realtà concreta entro la fine di settembre 2025.