Mentre Stellantis annuncia la sua partnership per Milano-Cortina 2026, il presidente John Elkann coglie l’occasione per lanciare un appello quasi drammatico, ormai praticamente consueto, alle istituzioni europee. L’industria automobilistica europea sta lottando non solo contro i concorrenti globali, ma anche contro le normative europee troppo rigide.
Elkann ha dichiarato che “Competiamo con i nostri concorrenti, ma anche contro il tempo”. Quasi una corsa disperata in vista di scadenza e date che sembrano pesantissime tagliole per i costruttori del Vecchio continente. La sopravvivenza del settore, in un contesto sempre più pressante, dipende dalla capacità di Bruxelles di calibrare le proprie scelte regolatorie con maggiore pragmatismo e lungimiranza.

Non è la prima volta. L’importanza di regole pensate per facilitare gli investimenti e non per complicarli era già stata ribadita in passato, ma oggi la questione si fa cruciale alla luce delle sfide della transizione elettrica.
Nonostante le difficoltà, Elkann ha confermato l’impegno di Stellantis a proseguire il proprio piano di investimenti per l’Italia, ribadendo che “Una Stellantis più forte in Italia è anche una Stellantis più forte nel mondo”. L’attenzione sarà sui nuovi modelli, la formazione delle competenze e, soprattutto, la tecnologia innovativa, un impegno necessario per preservare il patrimonio industriale e occupazionale nazionale.
Il nodo centrale del dibattito, e la fonte di maggiore preoccupazione, resta il confronto tra gli obiettivi ambientali e la sostenibilità economica. Se da un lato l’Ue insiste su norme rigorose per onorare gli impegni climatici, dall’altro l’industria sottolinea che transizioni troppo accelerate generano squilibri occupazionali e fanno innalzare i costi produttivi. La crescente complessità normativa e la burocrazia sono, secondo Elkann, il vero freno all’innovazione.

La soluzione invocata da Stellantis è un dialogo costruttivo per un aggiornamento tempestivo delle regolamentazioni, che miri alla tutela delle produzioni storiche e delle competenze locali. Sul tavolo, in sostanza, si scontrano due visioni: quella che mantiene elevati standard normativi e quella che, invece, invoca normative tecnologicamente neutre. Stando sull’imposizione esclusiva di obiettivi di emissione, senza imporre una tecnologia specifica, arriverebbe forse un po’ di respiro alla creatività ingegneristica e, si spera, anche ai bilanci.
