Stellantis, Elkann aveva già anticipato tutto nel 2021: “Non possiamo più occuparci dell’Italia”

M Magarini
John Elkann aveva già messo in guardia tutti circa la fuga di Stellantis dall’Italia ben tre anni: ecco quali furono le sue parole
John Elkann

Nel 2021, John Elkann, presidente di Exor e Stellantis, pronunciò una frase che destò scalpore e, al contempo, indignazione: “Non possiamo più occuparci dell’Italia”. La dichiarazione, rilasciata durante un’intervista e riportate a galla da Il Fatto Quotidiano, suscitò un acceso dibattito sulle relazioni tra il gruppo industriale e il Paese.

Stellantis: John Elkann aveva messo in guardia circa l’uscita dall’Italia due anni fa

Stellantis

Delle parole, quelle di John Elkann, interpretabili su diversi livelli. Da un lato, erano leggibili come una critica al tessuto politico e imprenditoriale della nostra penisola, ritenuta poco favorevole agli investimenti e alla crescita. Dall’altro, sembrava un invito allo Stato affinché contribuisse in misura maggiore per migliorare la competitività e attrarre capitali stranieri.

Le reazioni alla frase del rampollo d’oro furono immediate e contrastanti. Nella classe politica vennero a formarsi due schieramenti: se c’era chi lo accusava di disinteresse verso lo Stivale, altri ne condividevano le preoccupazioni. Il mondo imprenditoriale apparve, invece, più compatte nel sostenere le posizioni del presidente di Exor.

L’uscita di John Elkann contribuì ad alimentare il dibattito pubblico italiano. Nella prospettiva dei critici, le parole del numero uno di Stellantis divennero una sorta di prova inconfutabile circa le inefficienze del sistema nazionale. Un mantra riportato spesso a galla. Il governo Draghi, insediatosi pochi giorni dopo le osservazioni del nipote di Gianni Agnelli, si posa l’obiettivo di migliorare il clima per gli investimenti e di rendere l’Italia più competitiva.

A tre anni di distanza da allora, la situazione italiana resta in evoluzione. L’esecutivo capeggiato da Mario Draghi ha adottato diverse misure, allo scopo di creare una struttura solida, tale da richiamare le multinazionali nel Belpaese, ma delle grosse criticità permangono.

Rilette ora le affermazioni hanno per i detrattori tutta l’aria di un preannuncio circa la fuga di Stellantis dalla penisola. Mentre infervorano le critiche da parte dei sindacati e dei lavoratori, il governo Meloni ha intrapreso un’accesa battaglia verbale. Si è rivelato tra i più combattivi Adolfo Urso, che, una volta manifestato allarmismo in passato, ha attaccato le mosse dell’azienda di Carlos Tavares. Sul mormorato ingresso dello Stato nel capitale azionario, ha tenuto aperta la porta, premesse un paio di condizioni.

Innanzitutto, gradirebbe delle dichiarazioni decise da parte della controparte, evitando mezzi ammiccamenti. In seconda battuta, qualora l’operazione andasse in porto, ciò avverrebbe esclusivamente alle condizioni di mercato. Non hanno risparmiato attacchi al sistema creato neppure Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Se il primo ha sottolineato come le minacce di Tavares non siano accettabili, visti peraltro gli aiuti ricevuti da Fiat nei decenni, Giorgia Meloni si è concentrata sulla presunta carenza di ecoincentivi. Una presa di posizione rispetto alla quale ha espresso stupore, dato il miliardo di euro stanziato nell’anno appena cominciato per favorire la transizione ecologica.

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