Stando al sindacato Fiom-Cgil, Stellantis a Melfi taglierà fino al 10% della forza lavoro: 500 posti, tramite uscite volontarie su un totale di 5.000 persone. Qui la società sta incrementando la produzione dei modelli Jeep e DS nel 2025, mentre altri modelli, anche a marchio Lancia, sono attesi nei prossimi anni. Questo fa seguito al recente annuncio di un analogo piano di uscite volontarie per un totale di 350 posti di lavoro in altri due stabilimenti in Italia, a Pomigliano e Pratola Serra.
Il nuovo piano di uscite volontarie sarà valido fino al 31 dicembre 2025: per i lavoratori tra i 35 e i 39 anni, 12 mensilità più 20.000 euro di incentivo; fino a 44 anni le mensilità diventano 18. Oltre i 49 anni, si sale progressivamente da 30 a 33 mensilità con incentivo a quota 30.000 euro. A quei dipendenti che maturano i requisiti pensionistici entro 48 mesi, l’azienda assicura il 90% della retribuzione lorda durante la Naspi.
Due conti sull’organico Stellantis
Le uscite volontarie restano il principale strumento di Stellantis per ridurre l’organico in Italia. Si era a 55.000 a inizio 2021, quando il Gruppo nacque dalla fusione di Fiat Chrysler con PSA: oggi siamo a 38.000 persone, ma sempre in calo.

Sindacati in forte agitazione per le vicende Stellantis
“Sembra che un vero piano per disinvestire dall’Italia stia prendendo forma. Per questi motivi, la Fiom-Cgil non ha firmato i licenziamenti”, ha dichiarato Samuele Lodi della Fiom-Cgil. Stellantis, non commenta, per ora. A dicembre 2024, il Gruppo aveva presentato al governo italiano un piano per rilanciare la sua produzione nel Paese, dopo anni di calo della produzione. Nuovi modelli sono stati assegnati alla produzione degli stabilimenti italiani nel 2025 e negli anni a venire, ma il previsto impatto positivo sulla produzione e sull’occupazione non si concretizzerà prima della fine di quest’anno.
E tutto questo accade quando ancora non è stato scelto l’amministratore delegato del gruppo e quindi siamo ancora in assenza di un piano industriale per il rilancio degli stabilimenti italiani. Sembra si stia configurando un vero e proprio piano di dismissione dall’Italia. Per tali ragioni, la Fiom-Cgil non ha firmato gli esuberi.
Si invoca incontro con John Elkann
“Vogliamo l’apertura di un confronto vero a Palazzo Chigi con il presidente John Elkann per poter arrivare a un accordo che garantisca l’occupazione e il futuro dell’automotive nel nostro Paese”, chiosa il sindacato. Da paura volumi del primo trimestre 2025 in Basilicata: -64,6% di unità prodotte rispetto allo stesso periodo del 2024 con 16.210 auto in meno. Dopo lo stop alla 500X, l’impianto lucano sforna Jeep Compass e Renegade, e i primi modelli della DS8. Stellantis darà 250 operai di Melfi in prestito ad altri siti e incentiverà le uscite su base volontaria, come è già avvenuto più volte dal 2021 a oggi con il coinvolgimento di 2.000 lavoratori.
Gigafactory? Un sogno
D’altra parte, l’ammortizzatore sociale finirà ad agosto 2025: il Gruppo automobilistico provvederà a ridurre la forza lavoro. E giovedì sono attese misure simili anche a Termoli, in Molise, dove il progetto della Gigafactory è sospeso e il reparto del motore Fire è in dismissione. Se le elettriche in Italia non si vendono e in Europa sono un mezzo flop, chiaro che una fabbrica di batterie (energivora e costosissima) resti un sogno.
Quale futuro per Melfi: serve tempo
“Il rischio quindi di uno svuotamento di Melfi si fa sempre più concreto nonostante gli annunci dei nuovi modelli”, dice la segretaria generale della Fiom Basilicata, Giorgia Calamita, che chiede all’azienda “garanzie sul turnover”. La fabbrica potentina dovrebbe avere 7 modelli assegnati rispetto ai quattro previsti in precedenza, con un ampliamento a vetture non solo full electric. In arrivo la Compass elettrica a giugno seguita entro fine anno dalla pre-serie della Compass in versione ibrida in produzione dal primo semestre 2026 insieme alle DS7 sia elettrica sia ibrida. Quindi, nel secondo semestre 2026 dovrebbe vedere la luce anche la nuova Lancia Gamma, sempre con doppia motorizzazione. Serve tempo, occorre arrivare al 2026.
“Senza CEO”
“Tutto questo accade quando ancora non è stato scelto l’amministratore delegato del Gruppo e quindi siamo ancora in assenza di un piano industriale per il rilancio degli stabilimenti italiani”, attacca la Fiom. Comunque, per metà 2025, si attende l’annuncio del nuovo CEO.