Stellantis, l’Italia compra azioni? La verità

M Magarini
Conviene l’ingresso dell’Italia nel capitale azionario di Stellantis? I pro e i contro del possibile ingresso del nostro Stato nel gruppo
Stellantis

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha rilasciato nuove dichiarazioni sul possibile ingresso dell’Italia in Stellantis. Se il gruppo desidera che il Paese segua l’esempio della Francia, con una partecipazione societaria, allora invita a chiederlo, senza mezzi ammiccamenti. Sono disponibili a valutare la richiesta, ma la reciprocità è ritenuta fondamentale. Il Belpaese non può costituire esclusivamente un canale di vendita, bensì deve avere un ruolo nella governance del conglomerato.

I pro e i contro dell’acquisto di quote Stellantis da parte dell’Italia

Stellantis

Inoltre, Urso ha sottolineato che non faranno regali a nessuno. L’Italia pagherà le azioni Stellantis al prezzo di mercato. Con questo intervento viene confermata l’apertura dell’esecutivo a un eventuale ingresso nel capitale. Tuttavia, i paletti fissati sono categorici, tra cui la reciprocità da parte della Francia e il rispetto delle regole di mercato.

La palla passa ora a Stellantis. Qualora la potenza dei motori sia aperta all’eventualità, la controparte sarà pronta a ponderare l’idea. Per ora l’ad Carlos Tavares ha invocato soltanto ai sussidi, pena il rimaneggiamo degli impianti.

L’ingresso è un tema complesso che ha acceso un forte dibattito. Sullo scenario esistono due correnti di pensiero, altrettanto meritevoli di considerazione. Tra i pro e i contro, ecco quali tesi portano avanti le rispettive fazioni.

I promotori sostengono che l’acquisto delle quote di Stellantis consentirebbe alla nostra penisola di salvaguardare la manodopera sul territorio nazionale. In aggiunta, avrebbe un maggiore controllo sul futuro dell’azienda e modo di influire sulle decisioni strategiche.

Dal canto loro, gli oppositori ritengono troppo costoso un accordo simile. In qualche modo i fondi andrebbero trovati, e a pagarne pegno sarebbero forse i cittadini. Inoltre, sussistono delle perplessità circa la capacità di amministrare una struttura tanto complessa. Infine, il timore è di assistere a un conflitto di interessi.

Infatti, in Italia operano altre realtà estranee alla galassia Stellantis. Ad esempio, Lamborghini, parte del Gruppo Volkswagen, e la “vicina di casa” Pagani. Entrambe hanno la sede nella Motor Valley e costituiscono motivo d’orgoglio della produzione nazionale. Per quanto riguarda i volumi di massa, si riscontra la presenza del Gruppo DR, la quale, grazie a una politica di prezzi particolarmente aggressiva, ha guadagnato delle importanti quote. E non vanno dimenticati quelle realtà dalla tiratura estremamente limitata, da Pininfarina a Dallara. Schierarsi esplicitamente al fianco di Stellantis rischierebbe di trasmettere un’immagine deleteria.

Stellantis Carlos Tavares

La vicenda è in continua evoluzione e destinata a fomentare ulteriormente gli animi. In ballo c’è il destino di una parte importante dell’economia nazionale, perciò la situazione è in via di divenire e aperta a qualsiasi scenario.

In precedenti incontri con la stampa, John Elkann, leader della holding Exor, aveva chiuso le porte alla possibilità. A suo avviso, un’operazione simile avrebbe senso esclusivamente se l’azienda versasse in cattive acque, mentre i dati di immatricolazione indicano il contrario. Le quote di Peugeot dalla Francia furono figlie delle difficoltà della compagnia, prossima al tracollo.

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