Stellantis-Renault: troppi doppioni, serve una strategia comune

M Magarini
Per andare in porto una fusione tra Stellantis e Renault occorre una strategia comune, priva di tanti doppioni
Carlos Tavares

Non c’è smentita o no comment che tenga. Le voci sulla possibile fusione tra Stellantis e Renault proseguono senza soluzione di continuità. A poco sono servite le rassicurazioni di John Elkann, il quale, in un incontro con il Capo di Stato, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha escluso lo scenario. Le compagnie avrebbero intenzione di creare un polo europeo capace di competere ad armi pari con i giganti tedeschi dell’automotive, le quali sono avviatissime nel processo di sviluppo. Grazie alla lungimiranza mostrata nella transizione energetica, le compagnie asiatiche fanno parecchia paura.

A favorirle ci pensano, del resto, le disposizioni adottate dalla Commissione Europea, nello specifico il bando dei veicoli endotermici per il 2035. Benché il fine sia sulla carta nobile (inquinare meno), la svolta adottata richiede delle misure d’emergenza. Se i commissari dell’UE indagano sulle presunte politiche di dumping adottate da Pechino, mirate a spazzare via la concorrenza, è il caso di interrogarsi su quali saranno i programmi futuri degli operatori della filiera.

Stellantis-Renault: il dilemma dei modelli sovrapposti

Stellantis

Un eventuale matrimonio tra Stellantis e Renault darebbe, peraltro, vita a un polo in grado di competere con Toyota e Volkswagen, i principali gruppi su scala globale. E non dimentichiamo le economie di scala, preziose soprattutto nella prospettiva dell’azienda di Boulogne-Billancourt. Al momento fronteggiare le spese di produzione risulta complicato, e lo sarebbe soprattutto qualora l’invasione estera avesse luogo. L’intesa potrebbe condurre alla condivisione di tecnologie e componenti, quali le batterie e il software, per accelerare lo sviluppo di vetture a batteria.

Un ostacolo da superare, segnala Il Sole 24 Ore, risiede nei numerosi brand posseduti dai due conglomerati: 15 per Stellantis, 3 per Renault. Ecco allora che unirli in un’entità unica creerebbe delle difficoltà sul mercato. A quel punto, servirebbe, infatti, la razionalizzazione del portafoglio dei brand. Più probabile è, invece, l’ipotesi di una sinergia graduale e flessibile, a cominciare dalla messa in comune delle tecnologie e di componenti, in vista di una collaborazione più stretta in futuro. Qualora i tempi divengano maturi, l’idea avrebbe ragion d’essere.

Le decisioni che Stellantis e Renault assumeranno nei mesi a venire avranno un impatto fondamentale sul futuro dell’industria delle quattro ruote nel Vecchio Continente. Un patto consentirebbe di creare un caso straordinario, tale da competere con i giganti planetari e di rivestire un ruolo da assoluto protagonista nell’elettrificazione della mobilità.

Tra le sfide, figurano, oltre alla razionalizzazione dei brand e dei marchi, anche la gestione di due differenti culture aziendali e la concorrenza di altre realtà dalle velleità internazionali. Nella lista dei pro spiccano la riduzione dei costi, l’accesso a mercati fin qui ignoti e l’occasione di velocizzare lo sviluppo di competenze innovative.

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