Pochi giorni fa Stellantis ha venduto il suo stabilimento di Tipton, Indiana, Stati Uniti, a IRH Manufacturing, una società che si occupa della produzione di pannelli solari. Qui, dal 2014 al 2023, il gruppo automobilistico ha prodotto più di cinque milioni di trasmissioni per i suoi veicoli. Se da una parte si tratta di un’ottima notizia per l’economia locale, dall’altra è risultata subito preoccupante per molti. Le difficoltà nel mercato nordamericano sono evidenti: inventari con scorte infinite, prezzi troppo alti e mancanza di incentivi. Di conseguenza, i concessionari sono in difficoltà e alcuni chiudono per le troppe spese. Questo sarebbe il motivo dietro alla vendita di due stabilimenti Stellantis negli Stati Uniti: tagliare i costi, troppi alti da sostenere. Ma il gruppo si fermerà qui?
Stellantis vende due stabilimenti negli Stati Uniti: è crisi nera?
Negli ultimi mesi Stellantis ha dovuto difendersi dalle accuse del sindacato UAW, e del pronipote del fondatore di Chrysler, in seguito al rinvio della riapertura dello stabilimento Belvidere, parte dell’accordo trovato dopo gli scioperi durati per diverse settimane nel 2023. Lo stabilimento in questione ha chiuso all’inizio dello scorso anno e, la vendita dello stabilimento di Tipton e Mt. Elliott Tool and Die non fa altro che buttare benzina sul fuoco.
Lo stabilimento Stellantis Mt. Elliott Tool and Die di Detroit, è stato acquistato da Laepple Automotive, fornitore automobilistico tedesco, per 13,5 milioni di dollari. Si tratta di un impianto storico, acquistato da Chrysler nel 1956 e inattivo ormai dal 2018. Il gruppo automobilistico ha altri stabilimenti inattivi nel Paese, e molti si chiedono se Stellantis si fermerà qui o proseguirà con questa strategia per tagliare i costi.
In seguito al posticipo della ripresa delle attività nello stabilimento Stellantis di Belvidere, molti ritengono probabile che un destino simile attenda anche questo impianto. Ciò nonostante il gruppo abbia espresso l’intenzione di riaprirlo, senza tuttavia fornire indicazioni precise su una nuova data. La situazione è drammatica e vede marchi come Alfa Romeo in estrema difficoltà, tanto che i concessionari sono costretti ad offrire sconti fino a 15.000 dollari per liberarsi dei veicoli. Lo stesso vale per la Fiat 500e, che ha fatto il suo debutto nel Paese da pochi mesi, ma ha registrato soltanto un centinaio di vendite. La responsabilità di risollevare la situazione potrebbe cadere su Fiat Grande Panda e Alfa Romeo Junior, chiamate a rialzare le vendite dei rispettivi marchi negli Stati Uniti.