Stretta della Cina sulle batterie auto elettriche: Unione Europea nel panico

Al giro di vite sulle terre rare, si aggiungono le restrizioni sulle batterie auto elettriche. L’UE dipende in tutto e per tutto dalla Cina quando si parla di BEV.
Stretta della Cina sulle batterie auto elettriche Stretta della Cina sulle batterie auto elettriche

Seconda manifestazione di forza e di potere automotive della Cina su Europa e resto del mondo: al giro di vite sulle terre rare, si aggiungono le restrizioni sulle batterie auto elettriche. Il Dragone controlla la filiera delle BEV e degli accumulatori sin dalle miniere di minerali in Africa. Adesso, l’export di tecnologie legate alle vetture a corrente sarà molto più difficile.

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Stretta della Cina sulle batterie auto elettriche: Unione Europea ko

In questo modo, la supremazia di Pechino emerge, mentre si mostrano le crepe del Green Deal UE auto elettrica 2019 con cui Germania e Francia si sono consegnate nelle mani della Repubblica Popolare. Ora, con Berlino devastata dalla disoccupazione, si pensa alla retromarcia, quando ormai le lobby green hanno preso il sopravvento. In quanto a Parigi, in preda a convulsioni da super debito e crisi di assetto politico, sarà in altre faccende affaccendata.

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Le ultime restrizioni, che prendono di mira batterie e materiali di fascia alta, provano che la Cina è desiderosa di proteggere le sue innovazioni e complicano gli sforzi dei governi occidentali per creare una filiera alternativa.

Auto UE in mezzo alla tempesta

La mossa cinese arriva in un momento delicato per l’industria automobilistica europea, già alle prese con la difficile transizione all’elettrico e la forte concorrenza dei produttori asiatici. Pechino lo sa perfettamente e agisce con intelligenza di conseguenza. Non è colpa del Dragone se l’Europa, fortissima nel termico con 100 anni di tradizione vincente sul benzina, si è ficcata nell’imbuto delle BEV. L’Unione Europea, che ha puntato con decisione sulla mobilità elettrica per raggiungere gli obiettivi climatici, si trova ora esposta a una dipendenza tecnologica e di approvvigionamento sempre più critica: terre rare e batterie cinesi, chip di Taiwan. Siamo esposti ai mille venti.

È in seria discussione la capacità dell’UE di sviluppare una filiera di batterie auto elettriche pienamente autonoma e competitiva. Ci sarebbe l’European Battery Alliance, ma la burocrazia rallenta tutto. La Gigafactory Northvolt – fallita – è lo specchio della sconfitta di Bruzelles. Si è innanzi a uno squilibrio geopolitico che espone la fragilità strategica del Vecchio Continente. I costruttori europei potrebbero faticare a mantenere i prezzi competitivi e l’innovazione al passo con i rivali cinesi. Le soluzioni? Ibride PHEV e EREV e biocarburanti, per iniziare. Sino a finire col ripristino del termico per spostare la competizione lì dove l’Europa è forte.

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Ripercussioni ovunque

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Come riporta la Reuters, le azioni dei produttori cinesi di batterie sono crollate venerdì dopo che il Paese ha annunciato che avrebbe controllato le esportazioni di parti di batterie al litio. In precedenza aveva ampliato i controlli sulle esportazioni di terre rare mentre le tensioni commerciali con gli Stati Uniti si intensificano in vista di un possibile incontro tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping entro la fine del mese.

Il controllo sulle esportazioni di Pechino su alcune batterie agli ioni di litio di fascia alta, catodi e materiale anodico in grafite, nonché sul know-how tecnologico, richiederà agli esportatori di richiedere permessi: è destinato ad entrare in vigore dall’8 novembre 2025. Il leader mondiale CATL Contemporary Amperex Technology Co Ltd. e il numero due BYD – dopo la notizia – hanno subìto cali in Borsa.