Prezzi minimi e dazi UE sulle terre rare per ridurre la dipendenza dalla Cina: questo il solito tentativo disperato di Bruxelles. Il Vecchio Continente, stracolmo di burocrazia logora, ieri ha piazzato i dazi sui pannelli solari cinesi. Risultato: la superpotenza orientale è la regina del fotovoltaico. Poi di recente ha introdotto dazi sulle auto elettriche fatte oltre la Grande Muraglia ed esportate in Europa. Esito: il Dragone ci assale di BEV a prezzo competitivo più PHEV ibride plug-in a benzina, stravincendo nel nostro mercato.
Adesso, ancora questa storia delle barriere con le terre rare cinesi, preziose per i motorini (finestrini, tergi e altro) delle termiche e per i powertrain delle BEV europee. Siccome Pechino ha dato una stretta contro gli USA colpendo anche noi, la nostra idea (assieme al G7) è di alzare il consueto muro medievale. Ma davvero le lobby verdi del Green Deal auto elettrica reputano che si possa arrivare al boom delle elettriche in questo modo?
Terre rare cinesi: la lezione dei chip non è bastata
Eppure l’UE aveva imparato la lezione: la crisi dei chip dal 2020 al 2023 ha evidenziato la nostra dipendenza da Taiwan. C’era quella delle terre rare da risolvere. Arrivati a fine settembre 2025, siamo a parlare di dazi. Pechino starà tremando dalla paura nel pensare alle tasse su fotovoltaico e auto elettriche. Il nostro target è incentivare la produzione di terre rare, elementi metallici difficili da estrarre, fondamentali per la produzione di prodotti come auto, smartphone, armi ad alta tecnologia.
La Cina, principale produttore mondiale di terre rare, ha sorpreso gli acquirenti lo scorso aprile introducendo controlli sulle esportazioni di questi materiali e dei relativi magneti, in risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti. Le aziende europee denunciano nuovi colli di bottiglia nelle licenze, con il rischio di ulteriori perdite e interruzioni produttive. Il Celeste Impero gioca al gatto col topo, perché sa di essere in una posizione di vantaggio, mentre noi sonnecchiamo.
Cosa ne pensa il G7
I leader del G7 hanno lanciato a giugno un Piano d’Azione per le materie prime critiche. I team tecnici si sono incontrati a Chicago all’inizio di questo mese. le restrizioni potrebbero includere regole sul contenuto locale o limiti all’approvvigionamento da paesi selezionati, come la Cina, nelle gare di appalti pubblici. Si valuta l’introduzione di una sorta di tassa o dazio sul carbonio sulle esportazioni cinesi di terre rare e metalli a basso volume, calcolata in base alla percentuale di energia non rinnovabile utilizzata nella loro produzione.
Un funzionario dell’amministrazione Trump ha dichiarato mercoledì a Reuters che gli Stati Uniti sono in trattativa con i leader del G7 e dell’UE su misure commerciali più ampie per prevenire il dumping dei prezzi delle terre rare, che includono dazi, prezzi minimi o altre misure. Il blocco sta esplorando varie opzioni come prezzi minimi, acquisti congiunti e accordi reciproci all’interno del G7, ma che nessuna decisione è stata ancora presa.

Tante idee e confuse
A giugno, il commissario europeo per l’industria Stephane Sejourne ha dichiarato che l’UE dovrebbe creare una riserva comune di terre rare e materiali strategici, simile a quelle già esistenti per petrolio e gas. Come si evince, tantissime idee, mille progetti, estrema confusione condita da infiniti annunci e piani di ogni tipo. I funzionari del Partito di Pechino osservano con un certo stupore.