Oggi Alfa Romeo è indefinibile. Né Biscione affamato né marchio francesizzato. Dello stemma di Milano, assatanato, reattivo, con lo sguardo malandrino, non ha nulla. Non c’è profumo di storia, potenza e DNA sportivo italiano. Al contempo, se da lassù gli dèi dell’Olimpo automotive vogliono, il marchio italiano pare non sia non sia più influenzato dalla parte francese di Stellantis. Sicché attualmente vive in una sorta di purgatorio.
Alfa Romeo in attesa della rivincita: perché è un’icona italiana
Siccome Alfa ha fatto in passato macchine che la Francia non saprebbe replicare neppure nel 2050, restiamo in attesa del colpo di reni, dell’iniezione di adrenalina, perché il Biscione si ricordi che è un’icona italiana. Per prima cosa, termica. Al massimo, PHEV ibrido plug-in. Ma con il sano motore a combustione che emoziona, ha una voce, ti parla e ti fa innamorare. Un mezzo elettrico della Casa di Arese è – nostro giudizio – improponibile, in quanto nasce inferiore sotto il profilo tecnologico e prestazionale a qualsiasi cinese. Quel campo minato non è percorribile, al di là delle eco fantasie di qualche invasato.
Si rimane nell’incertezza, una sorta di crisi di identità, sapendo tuttavia che ad Alfa Romeo spetta di diritto il paradiso: è suo perché così dice la tradizione secolare delle vetture nostrane. Sarà necessario uscire dalla trappola che morde le caviglie e ripartire, a tutta benzina.
Niente Alfa elettrica 2027: ottimo
La scelta Stellantis di dire addio alle sole BEV Alfa 2027 è – secondo noi – condivisibile. I sostituti della berlina di medie dimensioni Giulia e del SUV medio Stelvio o saranno termici o non avranno ragion d’essere. Sia gli appassionati sia il mercato hanno espresso il verdetto. Sì quindi all’approccio multi-energia: benzina puro, ibrido, PHEV. Sarebbe meglio stare alla larga come la peste dall’elettrico, che porta sfortuna a tutti in Europa facendo sorridere solo il Dragone.
Chiaro che – fra la precedente generazione di termiche e quella futura 2027 di elettriche cancellata – ci sia un buco nero. Tale da risucchiare il marchio verso vendite non entusiasmanti. D’altronde, accade così spesso per vari brand: corsi e ricorsi storici, aspettando che la burrasca passi.
Si badi bene che le cose non cambierebbero neppure con incentivi forti lato offerta o sussidi statali per creare colonnine veloci: esiste una sana incompatibilità caratteriale fra elettrico e Alfa. In parallelo, occorrerà capire cosa fare delle scorte, specie negli USA: possibile una vendita con sconti forti, presumiamo.
Servono anni: occorre adattare le specifiche Alfa Romeo alla piattaforma multienergia. Parliamo di prestazioni, maneggevolezza, sensazioni di guida del marchio, ma anche di architettura elettronica e software di bordo, ingegnerizzazione di motori e trasmissioni ibride che rispettino il suono e la risposta tipici del Biscione. Il consumatore la prossima volta va soddisfatto in pieno.

Un pannicello caldo
Ci sarebbe la Tonale, simpatico SUV compatto che vediamo bene come ibrido plug-in. Con una metafora calcistica, è un buon giocatore del pacchetto arretrato della squadra, senza lampi di genio nel buio. Da valutare le promo con finanziamenti, leasing e noleggio a lungo termine sia per i privati sia per aziende di qualsiasi dimensione. Intanto BMW, Mercedes, Porsche e Tesla affilano le armi. In parte Mercedes. Audi pare un po’ spenta. Coi cinesi pronti ad aggredire un certo settore del mercato italiano ed europeo, composto da chi ama la sportività Alfa.