Auto elettrica in Europa, così non va: i numeri impietosi dei fornitori

Uno studio commissionato dalla Clepa (associazione europea fornitori automotive) evidenzia i problemi della competitività sull’auto elettrica in Europa.
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L’indotto Ue, tartassato dai licenziamenti, snocciola i numeri della sconfitta dell’auto elettrica in Europa. Uno studio commissionato dalla Clepa (associazione europea fornitori automotive) evidenzia i problemi della competitività sulle BEV in UE.

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Auto elettrica in Europa: i numeri impietosi

  • L’UE ha svantaggio di costo significativo, stimato tra il 15% e il 35%, rispetto ai concorrenti nelle regioni a costo più basso. Le cause principali sono i prezzi del gas e dell’elettricità molto più alti che altrove, l’eccessiva burocrazia, gli oneri normativi complessi. Poi c’è un quadro di supporto industriale meno favorevole rispetto a Paesi concorrenti che applicano politiche industriali mirate: Cina e USA.
  • Fino al 23% del valore aggiunto europeo nel settore dei componenti auto rischia di essere perso entro il 2030.
  • Questo trasferimento di valore potrebbe portare alla perdita di circa 350.000 posti di lavoro in Europa, minando il tessuto industriale e i contributi sociali del settore.
  • Attualmente, i fornitori europei creano in media il 75% del valore dei componenti per i veicoli con motore a combustione (ICE) e il 70% per i veicoli elettrici a batteria (BEV), escluse le batterie che sono prevalentemente importate.
  • Il rischio di delocalizzazione è particolarmente alto per i sottodomini critici legati all’elettrificazione e alla digitalizzazione, come: E-Componenti ad alta tensione (HV), Trasmissione e Driveline EV, Gestione Termica EV, Adas, e le unità di calcolo centrali.

Raccomandazioni strategiche per l’UE

  • Il rapporto esorta l’Unione Europea ad agire con urgenza attraverso un pacchetto di misure coordinate per salvaguardare la sovranità industriale. Valutare urgentemente opzioni per ridurre i costi di energia e lavoro e tagliare la burocrazia.
  • Ristabilire la neutralità tecnologica nella decarbonizzazione attraverso una rapida revisione del regolamento sugli standard di CO2 per auto, furgoni e camion.
  • Si chiede di valorizzare e consentire l’uso di tutte le tecnologie che riducono le emissioni, inclusa l’elettrificazione completa, gli ibridi plug-in avanzati, i range extender ibridi EREV e le soluzioni a idrogeno e carburanti rinnovabili (e-fuels).
fabbrica auto

Serve tanta Europa nelle auto

  • Il rapporto propone una soglia di Contenuto Locale UE del 70-75% (escluse le batterie) come benchmark realistico per definire un veicolo come “Made in Europe”.
  • Utilizzare politiche di sussidi per i costi operativi e le spese in conto capitale all’interno degli schemi di finanziamento e degli appalti pubblici, così da promuovere veicoli e componenti con sostanziale creazione di valore nell’UE.
  • Agire per proteggere le capacità produttive e il know-how nei componenti più a rischio di delocalizzazione, in attesa che le misure di competitività strutturale abbiano effetto.

La generica E-Car

Abbiamo quindi questo ennesimo appello all’azione rivolto alle istituzioni UE per implementare immediatamente una strategia industriale che combini il ripristino della competitività strutturale con misure mirate di politica industriale, al fine di evitare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e lo smantellamento dell’industria automobilistica europea.

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Fin qui, la Clepa. A nostro giudizio, qualcosa non quadra. Il Dialogo Strategico UE ha partorito un minimo di flessibilità sulle multe UE, definita tardiva dall’ex CEO Renault Luca de Meo: i giochi ormai erano fatti. Dalla terza riunione del 12 settembre, è venuta fuori una generica E-Car che costerà 20.000 euro. A quanto pare, secondo noi, non siamo sulla buona strada. Comunque, ci saranno altri incontri fra Case e Bruxelles per parlare. Intanto, la Cina – dopo riunioni di un quarto d’ora – agisce.