È assurdamente alto a nostro giudizio il prezzo dell’E-Car elettrica europea sarà di 15.000 o 20.000 euro: il costo svelato dall’Unione Europea è troppo alto. Non si può fare la battaglia anti Cina con macchine che hanno un listino del genere. Occorre un prezzo attorno a 5.000 euro, con batteria efficiente e dall’autonomia elevata (600 km). Altrimenti, la guerra contro il Dragone è persa. Inutile scendere in campo perché la contesa viene vinta dal Celeste Impero. È l’UE che deve scendere in campo con un Piano Marshall immenso contro il Dragone: dove non arrivano le Case, ci pensa Bruxelles. In secondo luogo, serviranno ovunque colonnine di ricarica ultra veloci con un sistema che regga. Ed elettricità low cost, magari ricominciando a comprare gas a basso prezzo dalla Russia. Altrimenti, dopo il pasticcio Green Deal auto elettrica 2019 e la vittoria schiacciante dei cinesi, c’è il rischio di una seconda Caporetto.
Perché quel prezzo
Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Stéphane Séjourné è perentorio in sessione pubblica al Consiglio Ue Competitività a Bruxelles: l’iniziativa “veicoli elettrici di piccole dimensioni a prezzi accessibili punterà a fare in modo che i costruttori automobilistici dell’Unione europea immettano sul mercato modelli che potrebbero costare tra i 15 e 20.000 euro”. L’iniziativa chiamata “Small Affordable Cars” – annunciata da Ursula von der Leyen – sosterrà la domanda e introdurrà una vera e propria gamma che oggi non è presa in considerazione per stimolare la produzione”, ha evidenziato.

Elettrica: un mare di polemiche
Al solito, manca chiarezza. Prima si parlava di piccole e accessibili. Poi emerge che sono elettriche: le kei car giapponesi sono termiche, ecco perché hanno successo. Se vuoi copiare Tokyo, allora fallo bene e vai di automobile a benzina. Con macchinine a piletta tra i 15 e 20.000 euro, il pericolo enorme è che restino lì ad ammuffire. Fra sconti, promozioni, finanziamenti, iniziative improntate alla massima aggressività, la Cina arriverà a vendere auto infinitamente più grandi, belle, efficienti, a prezzi analoghi. Perché mai un europeo dovrebbe tuffarsi sulla tecnologia europea, che in materia di elettrico è cinque spanne inferiore a quella del Celeste Impero?
Bisogna ragionare in modo moderno, con mentalità elastica e vincente: serve spaccare con un prodotto innovativo europeo. La soluzione è nel termico, dove siamo maestri. Se ci ficchiamo nell’imbuto elettrico, facciamo per la seconda volta una brutta fine. Come se le fabbriche chiuse e la disoccupazione dilagante non fosse sufficiente.
Se la politica dice cosa produrre e quando
Non dovrebbe essere la politica a dettare cosa produrre e quando. Le decisioni produttive dovrebbero spettare alle imprese e basarsi sulle leggi di mercato: no a un approccio dirigista, sì alla massima e totale libertà di scelta della Casa e del consumatore. E comunque, i costruttori – seppure con tono diplomatico – hanno già espresso dubbi da mesi: chiedono che l’Europa mantenga le sue promesse in termini di decarbonizzazione, competitività e resilienza della catena di approvvigionamento. A nostro giudizio, il Vecchio Continente era e rimane in stato confusionale, aggravato dalle automobiline a piletta che costano 15.000 euro.