BYD, colosso cinese dei veicoli elettrici, guarda con decisione al mercato europeo e punta a entrare nella top tre dei costruttori del Vecchio Continente entro cinque anni. A dichiararlo è stata Stella Li, vicepresidente esecutiva del marchio, che al Salone di Monaco ha confermato l’intenzione di ampliare la capacità produttiva fuori dai confini cinesi.
Dopo l’apertura dello stabilimento ungherese di Seghedino (Szeged), destinato alla city car Dolphin Surf, l’Italia sarebbe in lizza per ospitare una seconda fabbrica europea. Secondo Li, tuttavia, la scelta del nostro Paese incontra ostacoli significativi: il costo dell’energia, unito a complessità burocratiche e infrastrutture non sempre adeguate, rende l’Italia meno competitiva rispetto ad altri mercati.
Lo stesso tema era stato sollevato in passato da Carlos Tavares, ex CEO di Stellantis, che aveva evidenziato come i prezzi energetici italiani siano quasi doppi rispetto a quelli spagnoli.

Nonostante i contatti avviati dal governo Meloni a inizio 2024 per attrarre investimenti, la decisione di BYD resta legata anche all’andamento delle vendite europee. Sul fronte commerciale, la casa di Shenzhen sta attraversando una fase delicata: Reuters ha riportato un taglio del 16% agli obiettivi di produzione 2025, scesi a 4,6 milioni di unità, e un calo dei profitti trimestrali del 30%, il primo da tre anni. La concorrenza serrata in Cina e la guerra dei prezzi hanno eroso i margini, spingendo l’azienda a rafforzare la presenza internazionale.
Per l’Europa la priorità immediata è il pieno utilizzo della fabbrica ungherese, con un maggiore coinvolgimento di fornitori locali. Non mancano, però, nuove prospettive: un impianto in Turchia da 500.000 veicoli annui dovrebbe partire nel 2026, mentre altre opzioni sarebbero in fase di valutazione in Germania e in Italia, nonostante i costi elevati e il clima politico non sempre favorevole alle importazioni cinesi.

Li ha ribadito che BYD non è solo un costruttore di auto, ma una realtà tecnologica “paragonabile ad Apple”. L’azienda collabora con Nvidia per sistemi di intelligenza artificiale e guida autonoma, a dimostrazione di una strategia che guarda oltre la semplice produzione automobilistica.
In parallelo, accordi con aziende italiane come Brembo, Pirelli e Prima Industrie confermano la volontà di integrare eccellenze locali nella catena di fornitura europea. In questo scenario, il futuro di un eventuale stabilimento BYD in Italia resta incerto: la scelta dipenderà dalla capacità del nostro Paese di offrire condizioni competitive.