Il Dieselgate 2015 ha avuto una conseguenza per l’automotive in Germania: l’obiettivo del Green Deal auto elettrica 2019 col bando termico 2035 era di vincere puntando sull’auto elettrica. Siccome Berlino comanda in Unione Europea, coi verdi sinistroidi all’epoca fortissimi e spalleggiati dalla Francia, è stata imposta la BEV. Ma è arrivata la prima sconfitta: full electric flop in Europa per via dei prezzi delle vetture, delle tecnologie insoddisfacenti, delle colonnine lente e poco diffuse, dei costi delle ricariche stellari (per il mancato acquisto del gas low cost e di alta qualità dalla Russia). E tanto doping km zero BEV. Allora la Germania ci ha ripensato: no al ban termico, sì alle PHEV ibride a benzina a combustione con batteria ricaricabile. A questo punto, i tedeschi si accorgono che sono ancora inferiori ai cinesi, pure nel campo PHEV. Ecco che scende in campo l’associazione dei costruttori teutonici VDA: sì alle PHEV ma con obbligo di ricarica. Devi fare tanti km in elettrico e pochissimi a benzina. La punizione? Se non lo fai, scatta la perdita di potenza del motore.
Auto ibride plug-in con ricarica obbligatoria: assurdo
Si tratta del secondo tentativo della Germania e della VDA di imporre regole nuove per aggirare i propri i limiti tecnologici. Le tecnologie PHEV cinesi sono più performanti: BYD fa scuola in Europa. Soluzione tedesca: controllo a carico del cliente.
Per capirci, iniziamo una partita di calcio col portiere che para con le mani. Siccome l’altra squadra ha un portiere fortissimo, allora si cambiano le regole: si gioca col portiere che non può toccare il pallone con le mani, obbligo di difendere solo col resto del corpo. Se no, è rigore.
Ancora una volta la Germania dà al cittadino consumatore guidatore automobilista una responsabilità: deve usare la macchina a batteria. Altrimenti, ecco la perdita di potenza del propulsore. È un triste trasferimento dell’onere.

La Germania crea, la Germania distrugge
Prima andava bene l’elettrico puro, poi l’ibrido plug-in, quindi le PHEV con obbligo di ricarica. A un certo momento, qualcuno dovrà anche intervenire per fermare lo strapotere regolatorio in ogni campo – non solo automotive – dei teutonici in Unione Europea. Non ci si può sempre adeguare ai loro desideri sulla scorta delle loro capacità affinché essi vincano in carrozza.
Dopodiché, è sicuramente vero che le PHEV vengono spesso usate male dai proprietari: troppo a benzina, poco o zero in elettrico. In merito, non esistono studi scientifici inequivocabili e inconfutabili. Si fanno ipotesi credibili. La soluzione è un’omologazione differente col vincolo di soglia minima di autonomia in modalità elettrica: così inciderà di più il valore della batteria. Ma basta con tutti questi obblighi a carico del consumatore.
Via il Green Deal col ban termico e sì alle termiche pulite
La verità è che serve qualcuno dotato di personalità forte per rivoluzionare le norme antiquate e da anziani del Green Deal col ban termico: basta con i vezzi modaioli ultra verdi dei dinosauri. Restino a parlarne nei loro salotti fra influencer e lobby. Cancellare tutto, fare tabula rasa: sì alla riduzione della CO2 col motore a benzina pulito e col motore diesel pulito. Fine della storiella che la batteria nel ciclo vita non inquina: produzione e smaltimento sono una piaga per la Terra, e la produzione di elettroni avviene perlopiù col carbone. A tutela del consumatore, dell’occupazione e dell’economia.
