Come è ormai noto a chi conosce un minimo di fisica, lo spazio vuoto non esiste, in quanto è destinato ad essere riempito da qualcosa. È proprio quanto sta accadendo in Russia, ove la casa automobilistica cinese Chery ha iniziato ad assemblare auto per la vendita nel Paese in tre fabbriche abbandonate dai rivali occidentali, tra cui Volkswagen e Mercedes.
A darne notizia alla Reuters sono state alcune persone a conoscenza della questione. Confermando in pratica quanto era stato affermato da più parti nel momento in cui i costruttori occidentali avevano deciso di abbandonare il gigante eurasiatico per non incappare in sanzioni da parte dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
Chery alla conquista del mercato russo
Non era difficile prevedere ciò che si è verificato nei mesi successivi all’addio al mercato russo delle case automobilistiche occidentali. Ovvero la sua conquista da parte di quelle cinesi, ben liete di riempire lo spazio liberatosi. BYD e compagni, infatti, si sono aggiudicate più della metà del mercato automobilistico russo in termini di vendite, nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina, avvenuta nel febbraio del 2022.
Molti, all’epoca, aveva vaticinato l’arrivo dei costruttori di Pechino al posto dei partenti e questo pronostico si è rapidamente avverato. E, una volta arrivati, hanno dimostrato di trovarsi molto bene in un mercato che continua a restare fiorente, nonostante le complicazioni collegate alla guerra ancora in atto.
Ora, peraltro, stanno ampliando la loro presenza, in modo tale da andare a coprire una quota maggiore della produzione interna russa. Del resto, Pechino stia svolgendo un ruolo più influente nel panorama manifatturiero e nell’economia russa post sanzioni.
In questo quadro si distingue Chery, che alle importazioni di automobili finite in Russia, aggiunge l’importazione di veicoli quasi ultimati, il cui assemblaggio viene effettuato all’interno di tre dei siti produttivi abbandonati dalla concorrenza occidentale. In tal modo, il marchio cinese è in grado di rappresentare quasi un quinto delle vendite di autovetture in Russia.
Le affermazioni dell’azienda cinese, al riguardo, non chiariscono la questione
Quattro delle persone cui fa riferimento il rapporto di Reuters, un novero in cui sarebbero compresi alche alcuni dei rivenditori chiamati a gestire i rapporti con gli stabilimenti, hanno rifiutato di essere identificate, non disponendo della necessaria autorizzazione a parlare con i media. Hanno però tenuto a precisare che Chery punta su una forte domanda nel Paese, che non trova sbocchi. Il mercato interno russo, infatti, si troverebbe ancora alle prese con una produzione limitata e una capacità produttiva sottoutilizzata.
La stessa Chery ha ammesso dal suo canto, in una dichiarazione scritta, di rifornire il mercato russo di autovetture. Al tempo stesso ha affermato di non avere in programma la costruzione o l’acquisto in loco di propri stabilimenti. Non ha inoltre rilasciato dichiarazioni in risposta alle domande poste da Reuters sul lavoro di assemblaggio nelle fabbriche.
Resta però il fatto che la decisione della Chery relativa all’avvio della produzione nei tre stabilimenti e della vendita dei modelli ivi assemblati, non era stata precedentemente resa nota. Una novità tale da prefigurare contatti sempre più stretti, di conseguenza, tra i due Paesi, rendendo di fatto impraticabile un mercato come quello russo alle imprese occidentali anche una volta che si dovesse ristabilire la situazione.
I piani di espansione globale di Chery
Il governo russo, da parte sua, sta incoraggiando le imprese cinesi (e degli altri Paesi che vorranno fare altrettanto) a localizzare la propria produzione. Lo strumento scelto è l’aumento delle tasse sui veicoli oggetto di importazione lungo il suo territorio. E Chery potrebbe infine decidere di varcare il Rubicone, considerata l’importanza di un mercato come quello di Mosca e dintorni.
I piani di espansione globale di Chery, infatti sono estremamente ambiziosi. Prevedono, in particolare, l’entrata dell’azienda in più di sessanta nuovi mercati nel corso dei prossimi tre anni. Ad affermarlo è stato nel passato mese di luglio il vicepresidente Shawn Xu. E in questa ottica, la Russia rappresenta un obiettivo di grande importanza.
Anche perché la decisione dell’Unione Europea di confermare i dazi aggiuntivi sulle importazioni di veicoli elettrici fabbricati in Cina, sottopongono quelli fabbricati da Chery in patria ad un balzello aggiuntivo. Una situazione analoga a quella russa, ove però la casa avrebbe una minore concorrenza. Perché tralasciare l’ipotesi di fabbriche in Russia, per poi farle in Europa? Soprattutto alla luce del consiglio recentemente dato dal governo di Pechino alle proprie imprese: evitate di investire in Europa.