La stampella eterna della Commissione UE, la Germania col suo Green Deal auto elettrica, crolla: fallimento totale al Bundestag, con Merz che buca la prima elezione a cancelliere, cose assurde che non accadevano dal 1949. Un danno d’immagine senza precedenti in terra teutonica, con possibili ripercussioni pesantissime a Bruxelles, dove il movimento verde delle vetture a batteria fa leva specie su Berlino, giacché la Francia di Macron annaspa da mesi. La coalizione sinistroide, non votata dagli elettori, vola a terra come una foglia d’autunno sugli alberi. Anche quando il membro dei cristiano-democratici verrà eletto, il Green Deal UE auto elettrica rischia: sarà ancor più di oggi una maggioranza traballante, con qualsiasi voto esposto ai cecchini, in una nazione sostanzialmente ingovernabile.

Tutto in bilico, tenuto assieme col nastro isolante
Sono mancati 18 voti dalle file della sua maggioranza per l’elezione a cancelliere nel Bundestag: ma ovvio, non c’è nessun vero partito che possa comandare, la coalizione ipotizzabile è in bilico, tenuta assieme col nastro isolante. Per Merz hanno votato 310 parlamentari a favore, 307 contro, 3 si sono astenuti. Da tempo, si parla di eliminazione del Green Deal auto elettrica, osservando i pessimi risultati delle macchine a corrente e la disoccupazione in crescita, con i vari capi dei Gruppi auto che non le mandano a dire. Tedeschi nel caos completo, coi gruppi parlamentari della piccola Grosse Koalizion che avrebbero avuto 328 voti a disposizione.

C’era una volta la potenza automotive tedesca ed europea
Per assistere a un simile sfacelo, in quella che prima del Green Deal UE auto elettrica era una potenza automotive, si torna indietro addirittura al 1949, quando un cancelliere non venne eletto al primo scrutinio in Germania. Adesso, servono promesse, equilibrismi, compromessi: così però nasce un governo ancora più debole del vecchio di Scholz, finito malissimo con il settore auto in profonda crisi e pieno di incertezze, il costo dell’energia stellare, l’industria energivora (siderurgia, metallurgia) in gravissimo affanno, 60.000 dipendenti dell’indotto auto a casa, la Cina che sovrasta tutti grazie al controllo nella filiera dell’auto elettrica. Per paradosso, Scholz – dopo la festa d’addio che si è fatto da sé – resta cancelliere, mentre la Borsa di Francoforte inizia a scendere del 2%.
Che scossa per l’auto elettrica
L’alternativa è indire altre elezioni. Chiaramente la sinistra dice no: è consapevole che il Green Deal auto elettrica scricchiolerebbe vieppiù. È la volta che i tedeschi si ribellano per davvero a certe politiche molto fumose. Infatti, Parigi trema, e con essa gli pseudo ecologisti transalpini dell’auto elettrica. Per la capogruppo dei liberali al Parlamento Ue, il francese Valerie Hayer, “in Europa come in Germania c’è un paesaggio politico frammentato e teso, la mancata elezione di stamattina è stata una cosa veramente inattesa. L’Europa ha bisogno di una Germania stabile. La coppia franco-tedesca deve essere il motore dell’Europa che sta cambiando”. All’Eliseo e dintorni, sanno bene che se i verdognoli arcobaleno tedeschi precipitano, allora trascinano la Tour Eiffel elettrica.
Dietro, silenti come loro solito, i Paesi Bassi (vecchi storici amici dei germanici), che hanno le parecchie chiavi del potere auto in mano: vedi Wopke Hoekstra, responsabile del Clima, dell’azzeramento delle emissioni nette e della crescita pulita UE.
Politica tedesca dell’auto in Europa: non ci siamo
L’UE non ha materie prime tali da avere un qualche vantaggio competitivo nella corsa alla transizione energetica contro la Cina, né know-how nella produzione di componentistica per vetture elettriche. Ieri – prima del Green Deal auto elettrica voluto dalla Germania – il Vecchio Continente era leader mondiale per la produzione di motori a combustione interna. Per giunta, sotto il profilo energetico, c’è una fortissima dipendenza dall’estero, aggravata dal no al gas russo che ci lega a doppio filo alle forniture USA. Un pasticcio epocale politico, industriale, automotive, con Berlino pienamente responsabile del guaio.